Lettere (Sarpi)/Vol. II/120

CXX. — Al signor De l’Isle Groslot

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CXX. — Al signor De l’Isle Groslot
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CXX. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Io non sento maggior piacere, quanto nutrendo l’amicizia contratta con V.S. con quelli ufficii che alla giornata posso. Mi dispiace non valer in cosa che possi essere di suo servizio, ma solo in questa comunicazione di lettere, la quale è solamente a mio favore: così dico bene con verità, che io non posso aver maggior gusto che leggendo le sue, dove veggo quella libertà e ingenuità che in questi tempi non si trova facilmente.

Le cose passano male così qui, come costì; e sempre sono passate così, quando la meretrice usa le lusinghe, come ha fatto già quattordici anni costì,2 e qui già pochi mesi: va bene solo per quelli con quali viene alle violenze. Bisogna sperar adesso meno che mai: chi osserva le cose presenti e le passate, non potrebbe credere che fosse la medesima. Questo addormenta li poco prudenti, che sono la maggior parte. [p. 4 modifica]

La partita di costì del principe di Condé ha fatto voltar quivi tutti gli occhi, quali sono tenuti intenti tanto più, quanto pare che costì non sia stimato. Il pronostico che V.S. fa delle cose di Cleves, io lo credo; e forse che siccome nell’occasione di Saluzzo fu fatta diversione con Biron, potrebbe esser fatta da Cleves con questo. Delle cose di Savoia io non aspetto altro che negoziazioni; le quali credo che ognuno indirizzi allo scopo suo: uno acciò l’altro non si faccia tutto spagnuolo, l’altro per avvantaggiarsi con Spagna.3 Giudico che li medesimi contrattanti benevolmente conoscano il tutto; ma questo è un tempo che alcuni amano di esser ingannati, reputando argomento di grandezza propria e di timore alieno, che non li venga parlato il vero. Mi pare vedere che sia tenuto per gloria quello che dice la Scrittura: Mentientur tibi inimici tui.

Non vi è cosa nuova in Italia, se non la morte del signor Giovan Battista Borghese, fratello minore del pontefice, la quale da lui è stata sentita con assai passione. Di quello resta un figlio in età molto tenera, e non capace ancora di avere il luogo del padre. La corte sta attenta a vedere se l’altro fratello succederà.

Delle cose di Germania si parla assai, ma o promesse o pronostici o consigli: sarà difficile che succedano fatti. Io prego Dio, che riescano le cose secondo la sua santa volontà, e che doni felicità presente e perpetua a V.S., alla quale bacio la mano.

Di Venezia, il 5 gennaio 1610.




Note

  1. Dalla raccolta di Ginevra, pag. 214.
  2. Cioè, dal tempo (1595) nel quale Enrico IV erasi riconciliato con Roma.
  3. Vedi la Lettera CVII, tom. I, pag. 349.