Lettere (Sarpi)/Vol. II/119

CXIX. — All’ambasciatore Antonio Foscarini

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CXIX. — All’ambasciatore Antonio Foscarini
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LETTERE

DI

FRA PAOLO SARPI.




CXIX. — All’ambasciatore Antonio Foscarini.1


Intorno alle cose del mondo, io credeva già che le cose di Cleves dovessero passar in parole; ma le veggo già uscir affatto a’ fatti: in che se procederanno innanzi, non è possibile che non tirino seco tutta la Germania. I principi della lega di Halla dovevano ridursi; ma poco possono fare senza l’aiuto delle città, le quali solamente hanno denari; e si dice che tutti siano così poco sapute delle cose del mondo, che non si può persuader loro che la lor gente possa esser sturbata: mancamento universale delle repubbliche.2

V.E. m’ha fatto restar attonito, dicendomi che Cottone faccia un’opera di medio temperamento per [p. 2 modifica]unire le due religioni; perchè non v’è dottrina più contraria alla gesuitica e alla romana, quanto che si possa far unione e servare temperamenti medii. Il solo argomento è odioso a Roma di sentire; e senza dubbio, o Cottone sotto il titolo di unione tratterà la total distruzione della riforma, o si romperà con quelli di Roma. Del libro del Bellarmino3 non si parla più, ed è sepolto in altissimo silenzio; e così meritava per la sua insipidezza.

Ho piacere che le cose di lettere (sebbene, come aliene, non possano sul saldo nuocere) siano poste in silenzio; perchè, sebbene si ribattano le obiezioni, le persone però credono quello che vogliono; ed è utile non aver mai bisogno di far difesa, ma piuttosto prevenire che non si dica. Con tutto ciò, Fra Paolo4 ha, già alcuni mesi, preso partito di non scrivere ad alcun eretico di sua mano, e l’osserva e l’osserverà: temperamento medio tra il ritirarsi affatto; cosa che il signor Foscarino non consigliava. In somma, Fra Paolo stima ogni cosa, perchè sa la malignità de’ nemici e la debolezza delle orecchie del Collegio.5

Il fine di questa sarà con dire, che il signor Foscarino ha fatto un’opera degna a ridurre quel negozio olandese a sì buon termine: resta che faccia altrettanto pel negozio di Alemagna. È morto il [p. 3 modifica]signor Giambattista Borghese,6 fratello del papa; e certo ch’egli era il timone del pontificato, ond’è necessario che qualche governo si muti. Staremo a vedere quello che sarà. Io prego Dio che doni ogni felicità a V.E.

Venezia, li 5 gennaio 1610.




Note

  1. Tra le pubblicate dal Bianchi-Giovini, pag. 201.
  2. Peccato che il buon Frate non sapesse vestire di più efficaci parole i bei corollari ch’egli avea tratti da’ suoi studi intorno alla politica!
  3. In risposta al re d’Inghilterra. Vedi tom. I, pag. 334, 345 e 347.
  4. Qualcuno volle e vorrà da tali parole congetturare che questa Lettera non appartenga al Sarpi. Ma non potrebbe appunto esser questa (con altre simili) una di quelle lettere che da lui si scrivevano per altra mano, e però senza firma e come in terza persona?
  5. Debolezza che costò poi la vita al povero Foscarini.
  6. Vedi la Lettera seguente.