Lettere (Andreini)/Lettera VIII

VIII. Della forza dell’Ira.

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VIII. Della forza dell’Ira.
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Della forza dell’Ira.


C
HE l’amor disprezzato si converta in ira io ne posso far fede, poiche talmente son adirata con voi empio, & inhumano che siete, ch’io non sò qual crudo supplitio volontier non vedessi, pur, ch’egli fosse apparecchiato per tormentarvi, e ben

[p. 8r modifica]provo in me stessa, che l’ira è cote dell’ira, e così adirata fulminando ricorro sovente allo specchio, e quivi fisamente per buono spatio mi guardo non con quella intentione, che ’l divino Amante comanda, ilqual vuole, che l’adirato si guardi nello specchio, perche vedendosi fatto diforme s’astenga dall’ira; ma io vi vò per maggiormente adirarmi con voi crudele, ilche facilmente conforme al desiderio mi succede, perche vedendomi, colpa vostra, fatta diforme, giustamente l’ira s’accende, e con la sua forza discaccia tutto ’l fuoco d’Amore. Pensate forse, che se à voi non duole il perder una donna, essempio di fermezza, e di fede, come sono stata io, ch’à me debba dolere il lasciar un’ingrato essempio d’incostanza, e d’infedeltà uscendo di servitù? Il mio nascimento è stato certezza della mia morte, e ’l mio amarvi doveva esser certezza d’ogni mia sventura. Egli è pur vero, che molto più offendono le carezze de i finti amici, che le ferite de i veri nemici. Egli è pur vero, che non è cosa, che più inganni, che ’l finger il contrario di quello, che si desidera; che maraviglia è dunque, se odiandomi, e desiderando il mio male fingendo d’amarmi, e di voler il mio bene, m’havete ingannata: che maraviglia, se m’havete tradita, se non è huomo così prudente, che possa guardarsi da traditori domestici? ma, se colui, che inganna, e tradisce dee aspettar sempre la punitione (conciosiacosache ogni errore ha il suo castigo col tempo) non isperate d’andar invendicato di così grave offesa. Intanto siate certo, che, se voi vi siete allontanato [p. 8v modifica]dall’amor mio, io mi sono dal vostro disgiunta, se voi la mia servitù disprezzate, io la vostra abborrisco, se voi mi vi siete rubbato, io à voi mi son tolta, se voi havete sciolto il vostro nodo, io hò rotta la mia catena, se voi havete rihavuto il vostro cuore, io hò ricuperata la mia libertà. Arsi mentre ardeste, piansi mentre piangeste, mentre manteneste fede fui fedele, e mentre foste mio fui vostra, hora con l’essempio vostro governandomi, poiche voi agghiacciate, agghiaccio, e fatta mia, della vostra infedeltà rido, e maravigliomi. Non sia più, ch’io vi brami, non sia più, che di voi parli, o scriva, non sia più, che per vedervi io m’allegri, o m’attristi; spero bene, che eguale alla colpa haverete la pena, com’io eguale alle opere haverò il premio. Sarei ben d’animo, e di cuor vile, s’io volessi amar chi m’odia, e seguir chi mi fugge: io voglio più tosto trarmi il cuore di propria mano, che patir, ch’egli porti l’imagine d’uno, che mi disprezza: sia hoggimai per me spento ogni ardore, e se pur debbo ardere siano le fiamme, fiamme di sdegno, e d’odio: credetemi, ch’io non haverò più pensiero, che di voi mi ragioni in bene, e se per disgratia mia alcuno di furto entrando, volesse difendervi, lo scaccierò da me, e gli darò bando come nemico. Attendete à i vostri soliti inganni, e siate di cui vi pare, che pur che non siate mio, goderò infinitamente.