Lettere (Andreini)/Lettera VII
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Lodi della Bellezza.
medesima diveniate amante del vivo, e lucido Sole de gli occhi vostri. Dove gli altri amanti (gentilissima Signora mia) scrivendo alle donne loro sogliono humilmente pregarle, che vogliano risanar le lor amorose ferite, io scrivendovi, affettuosamente vi prego, che qualhora m’averrà di vedervi non vi sia discaro di ferir mille, e mille volte questo mio petto, perch’io conosco, che le vostre ferite quanto più offendono tanto più giovano, essendoche quanto più sono profonde, tanto più invitano ad amare la vostra bellezza, laquale per esser vera imagine della celeste, quanto più s’ammira, tanto più fa, che si contempli quella del sommo Bello. se tanto, e tale è dunque il bene, ch’io ricevo nell’amarvi, non sarà mai, che benche avamparmi senta, cerchi d’estinguer il fuoco, essendo tanta la gioia che nasce dalla mia fiamma, che m’è caro d’ardere, anzi desidero di struggermi, e di consumarmi: ò piaghe soavi, ò dolce inganno, ò felice legame, ò grate frodi amorose, quanto quanto vi son obligato: ma, perche io non vorrei, che la lunghezza della mia lettera turbasse il sereno delle vostre ciglia tacerò. Vi son al solito servitore humilissimo.