Lettere (Andreini)/Lettera CXXXIII

CXXXIII. Delle lodi feminili.

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CXXXIII. Delle lodi feminili.
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Delle lodi feminili.


O
Nd’avviene (desideratissima Signora) che l’iniqua mia sorte consente, che quanto più mi sento acceso, tanto meno io son’amato? Ond’avviene, ch’io contra l’ostinata mia doglia tanto m’induri, che bench’io vegga, che l’amar voi è un’amar la propria morte, voglio nondimeno amarvi? forse avviene, perche Amor conosce, ch’io per mezo de’ tormenti hò da esser un giorno guiderdonato. Deh, s’eguale alla doglia hò da ricever il premio, io prego Amore, e prego voi crudele ad inventar nuovi tormenti per affliggermi, ch’io son pronto a far conoscere, che non potrete tanto inventare, quant’io sopportare. Non vi stancate mai di travagliarmi, ch’io non mi stancherò mai di perseverare, anzi quello, che non sarà tormento non potrà piacermi sia pur oltraggiata la mia servitu fedele dagli sdegni vostri giustissimi, che non sarà per ciò, ch’io mi perda di cuore. La virtù cresce nelle avversità de’ pericoli. Operi la crudeltà vostra quanto sà, ch’ella non farà, ch’io non vi ami, conciosiacosache ’l fine dell’amor mio dovrà esser il fine della mia vita. Hanno gli altri amanti sbandita la costanza, e la fede, e queste vedendo, che alcuno dar non volea loro albergo ricorsero à me, & io lor

[p. 133r modifica]diedi questo mio seno; dunque potete credere, ch’io sarò costante, e fedele sino alla morte. Crescano pure i tormenti, che non scemerà l’amore. Cresca la bellezza vostra dolce veleno dell’anima mia, e chiaro specchio in cui vagheggia il Cielo le alte sue maraviglie, ch’io goderò, ch’ella si faccia maggiore, perche si faccia ancor più grande la soave mia pena; ma che parl’io? chi può aggiunger all’infinito? Prima che voi veniste ad arricchir il Mondo del vostro bellissimo sembiante che cosa era bellezza? ella altro non era, che un nome senza effetto, un sogno de gli amanti, un disegno del quale voi siete l’opera, overo un’ombra della quale voi siete il corpo; onde bisogna conchiudere, che ciò, ch’è bello è in voi, e ciò che non è in voi non e bello, perlaqual cosa io conosco che tanto meriterei biasmo non amandovi, quanto merito lode servendovi; dunque voglio amarvi, e servirvi mentre che haverò vita; e volendo in contrario, non potrei, perche nacqui per amarvi. Così piaccia à chi vi fece tanto bella farvi tanto pietosa, che un giorno vi disponiate di mitigar le mie pene.