Lettere (Andreini)/Lettera CXVII

CXVII. Simili.

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Lettera CXVI Lettera CXVIII
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Simili.


I
O per me non posso imaginarmi qual falso bene, quale strana vaghezza, o qual mio fallo m’habbia indotta ad amarvi. Ohime, che hora conosco per chiara, e manifesta prova, che qual da voi riman presa d’altro non si fa herede che d’amara penitenza. Voi con

[p. 115r modifica]le vostre simulationi, mi faceste serva della vostra mal per me veduta bellezza, e talmente predaste la mia libertà, ch’io non posso pensar ad altro, che ad ubbidirvi, tutto che nè pace, nè tregua, nè pur un’hora sola di contento i’ possa da voi sperare. Vivo per voi, crudele in un pelago di martiri, per voi il giorno m’è notte, e la notte inferno, per voi mi fugge il sangue dal cuore, e la ragione dall’intelletto, per voi è sbandito da questi occhi il sonno, & in sua vece entrato v’è un fonte; anzi un fiume innessecabil di pianto. Ah che maledetti sieno questi occhi miei, che da prima vi mirarono, maladetta sia questa mia lingua, che chiamò il vostro nome, maledetti sieno quei primi pensieri, che di voi pensarono, maledetto quel primo desiderio, che di voi mi nacque, maledetta sia la mia ragione irragionevole, che consentì, che quel desio che non era anche amore, amor divenisse, e maledetto sia finalmente questo mio cuore, che sì contentò di ricever in se stesso l’imagine vostra. Orecchie mie come foste aperte à miei danni? deh perche non vi chiudeste al suono delle parole dolci sì; ma bugiarde? o crudelissimo Tiranno dell’anima mia voi pur continuamente mi stratiate, e pascendomi, di perpetuo martire mi fate vivere, pensare, & esser dolorosamente in voi, e ’n oscura prigione di pensieri molesti rinchiuso tenete l’innamorato mio spirto. Così per voi miseramente vivo trà pianti, trà sospiri, trà catene, e trà lacci, trà ferite acerbe, trà piaghe profonde, e trà infiniti altri mali, e piena di spavento, e di timore altro che morte non attendo [p. 115v modifica]e pur sarei felice, se con una morte sola potessi metter fine à tante miserie. Morirò bene; ma non contento voi d’una sola mia morte m’avviverete di nuovo, accioche viva io muoia, e morta vivendo non rimanga di morire mille volte al giorno.