Lettere (Andreini)/Lettera CXVI

CXVI. Simili.

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Simili.


B
Ellissima, e gentilissima Donna. Quanto son’io felice amandovi, poiche i vostri bellissimi lumi avvivano il fuoco, che dolcemente con ardor soave, & innestinguibil mi strugge. Dal vostro sereno, &

[p. 114r modifica]angelico viso vengono gli acuti strali da cui mi sento con mio sommo piacere ferir il cuor, e l’anima, e sotto le vostre accorte, e divine parole, nascondete l’hamo, che lo spirto m’invola. Voi mi fate lievi le catene, cari i legami dolci le ferite, graditi i sospiri, avventurose le lagrime, fortunate le pene, e beato il morire; voi Signora mia non armate il petto di durissimo ghiaccio, nè superbo fasto, o gonfia alterezza v’ingombra la mente, come suol avvenir alla maggior parte di quelle, che belle si conoscono: ma altrotanto cortese quanto bella humanamente operando, vi fate à tutto ’l Mondo riguardevole, e quando per ornar la bellezza vostra ricorrete allo specchio, non può contro chi vi serve saltar in campo l’orgoglio: e benche si favoleggi, e si dica lo specchio esser stato fabricato sopra ’l fiume dell’oblio, per significar, che le Donne quando si specchiano di tutt’altro si scordano fuor che della bellezza loro, in voi mia Signora questo non si verifica, poiche sempre hò conosciuto, che ’n ogni luogo (bontà vostra) vi siete ricordata dell’amor mio, e della mia servitù. O anima cara, egli è pur vero, che per voi provo tanta felicità, ch’io reputo non esser piacer in terra, che ’l mio contento pareggi. Ohime quando voi mi fate degno, che senza sospetto io venga à ritrovarvi, e che narrandovi le mie lagrime, e i miei sospiri veggo, per la pietà del mio male cader da’ bei vostri occhi mille lagrime, anzi mille bellissime perle, non son’io appieno felice? dicavi Amore il contento, ch’io hò quando dal suono delle vostre parole, son confortato à sopportar, con men [p. 114v modifica]noia, che sia possibile l’amara nostra divisione. Ma perche à scriver de’ miei piaceri non basterebbono mille fogli, non sarò più lungo, solamente vi pregherò, che vogliate farmi gratia di ritrovarvi al convito delle nozze vicine del Signor N. e della Signora N. che quivi mi sarà data occasione di servirvi, essend’io, come sapete parente dello sposo. Quivi com’è solito nostro, guardandoci accortamente ci faremo l’un l’altro sapere i riposti segreti dell’animo, ridendo in noi medesimi di coloro, che non potran conoscer, benche presenti, quello che passarà tra noi, essendo tanto celato il nostro amore, che ’l Cielo appena lo sà. Vivete lieta, e conservatemi vostro, e siate certa, che quanto voi siete bella, e gratiosa, tant’io sarò circospetto, e segreto, quanto voi cortese, e pietosa, tant’io avveduto, e coperto, e quanto voi benigna, e piena d’humanità, tant’io sarò colmo di fede, e di fermezza, e baciandovi le bellissime mani, alla vostra buona gratia, mi raccomando.