Leonardo prosatore/Scritti sull'arte/III/E

E. — La composizione.

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CHE COSA DEVE CONOSCERE IL PITTORE.

E - LA COMPOSIZIONE.
... vedi e considera i siti e li atti delli omini, e quelli nota con brevi segni.

Ash., I, 27 v.





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LA COMPOSIZIONE




L’abbozzo.

Il bozzare delle storie1 sia pronto, el membrificare non sia troppo finito. Sta contento solamente a siti d’esse membra, i quali poi a bell’agio, piacendoti, le potrai finire.

Perchè i capitoli delle figure
l’uno sopra l’altro è opera da fuggire.

Questo universale uso il quale si fa pe’ pittori in ne le facce delle cappelle è molto da essere razionevolmente biasimato, imperochè fanno l’una storia in un piano col suo paese e edifizi, po’ s’alzano uno [p. 196 modifica] altro grado e fanno una storia e variano il punto2 dal primo, e poi la terza e la quarta, in modo ch’una facciata si vede fatta con quattro punti, la quale è somma stoltizia di simili maestri. Noi sappiamo che ’l punto è posto all’occhio del riguardatore della storia; e se tu volessi dire : che modo ho a fare la vita d’uno scompartita in molte storie ’n una medesima faccia? a questa parte ti rispondo che tu debi porre il primo piano col punto all’altezza dell’occhio de’ riguardatori d’essa storia e in sudetto piano figura la prima storia grande, e poi diminuendo di mano in mano le figure e casamenti, in su diversi colli e pianure, farai tutto il fornimento d’essa storia, e ’l resto della faccia in nella sua altezza farai albori grandi a comparazione delle figure o angeli se fussino al proposito della storia, overo uccello o nuvoli o simili cose, altrimenti non te ne impaciare ch’ogni tua opera fia falsa.

Effetti prospettici nelle storie.

Quella cosa overo la figura di quella cosa si dimostrerà con più distinti e espediti termini la quale sarà più vicina a l’occhio. E per questo tu, pittore, che sotto il nome di pratico3 fingi la veduta d’una testa, veduta da vicina distanzia, con pennellate terminate e tratteggiamenti aspri e crudi, sappi che [p. 197 modifica]tu te inganni, perchè in qualunque distanza tu ti finga la tua figura, essa è sempre finita in quel grado ch’ella si trova, ancora che in longa distanzia si perda la notizia delli suoi termini, e non manca per questo che non si veda un finito fumoso e non termini e profilamenti spediti e crudi. Adonque è da concludere che quella opera alla quale si pò avvicinare l’occhio del suo risguardatore, che tutte le parte d’essa pittura sieno finite nelli suoi gradi con somma deligenzia; e oltra di questo le prime sieno terminate di termini noti e espediti dal suo campo, e quelle più distanti sieno ben finite, ma di termini più fumosi, cioè più confusi, o voi dire men noti; alle più distanti successivamente osservare quel ch’è ditto di sopra, cioè li termini men noti, e poi le membra, e infine il tutto men noto di figura e di colore.

Del modo dello imparare bene a comporre
insieme le figure nelle storie.

Quando tu arai imparato bene la Prospettiva, e arai a mente tutte le membra e corpi delle cose, sia vago, ispesse volte, nel tuo andarti a sollazzo, vedere e considerare i siti e li atti delli omini in nel parlare, in nel contendere o ridere o azzuffare insieme, che atti fieno in loro, o che atti facciano i circunstanti, i spartitori o veditori d’esse cose; e quelli notare con brievi segni, in questa forma, su un tuo picciolo libretto. Il quale tu debbi sempre portare con teco, e sia di carte tinte, acciò non l’abbi a [p. 198 modifica]cancellare, ma mutare di vecchio in un novo, chè queste non sono cose da essere cancellate, anzi con grande diligenzia riserbate, perchè gli è tante le infinite forme e atti delle cose, che la memoria non è capace a ritenerle, onde queste riserberai come tuoi autori e maestri.

Del figurare uno che parli infra più persone.

Usera’ fare quello che tu vuoi che infra molte persone parli, di considerare la materia di che lui ha a trattare, e d’accomodare in lui li atti appartenenti a essa materia, cioè: se l’è materia persuasiva, che li atti sieno al proposito, se l’è materia dichiarativa per diverse ragioni, che quello che dice pigli colle due prime dita della mano destra un dito de la sinistra, avendone serrate le due minori, e col viso rivolto verso il popolo, con la bocca alquanto aperta che pai che parli; e, se lui sedeva, che pai che si sollevi alquanto ritto e innanzi con la testa; e se lo fai in piè, fallo alquanto chinarsi col petto e la testa inverso il popolo.

Il quale figurerai lì tacito e attento, tutti riguardare l’oratore in volto con atti ammirativi; e farai le bocche d’alcuno vecchio, per maraviglia delle audite sentenze, tenere la bocca con i sua stremi bassi, tirarsi dirieto molte pieghe de le guancie, e con le ciglia alte ne le giunture, le quali creino molte pieghe per la fronte; alcuni sedenti, colle dita delle mani insieme tessute, tenervi dentro lo stanco ginocchio; altri con l’uno ginocchio sopra l’altro, sul [p. 199 modifica]quale tenga la man, che dentro a sè riceva il gomito, del quale la sua mano vada a sostenere il mento barbuto d’alcuno chinato vecchio.

Appunti per il Cenacolo.

Uno che beveva lascia la zaina nel suo sito, e volge la testa inverso il proponitore.

Un altro tesse le dita delle sue mani insieme, e con rigide ciglia si volta al compagnio; l’altro, colle mani aperte, mostra le palme di quelle, e alza la spalla inverso li orecchi e fa la bocca della maraviglia.

Un altro parla nell’orecchio all’altro, e quello che l’ascolta si torce inverso lui, e gli porge li orecchi, tenendo un coltello nell’una mano e nell’altra il pane mezzo diviso da tal coltello. L’altro, nel voltarsi, tenendo un coltello in mano, versa con tal mano una zaina sopra della tavola.

L’altro posa le mani sopra della tavola e guarda, l’altro soffia nel boccone, l’altro si china per vedere il proponitore, e fassi ombra colla mano alli occhi, l’altro si tira indirieto a quel che si china, e vede il proponitore infra ’l muro e ’l chinato.

Modo di figurare una battaglia.

Farai in prima il fumo dell’artiglieria, mischiato in fra l’aria, insieme con la polvere, mossa dal movimento de’ cavagli e de’ combattitori. La quale [p. 200 modifica]mistione userai così: la polvere, perch’è cosa terrestre e ponderosa, e benchè per la sua sottilità facilmente si levi e mischi infra l’aria, niente di meno volentieri ritorna in basso, e ’l suo sommo montare è fatto dalla parte più sottile, adunque lì meno fia veduta e parrà quasi di colore d’aria; il fumo che si mischia in fra l’aria impolverata quanto più s’alza a certa altezza parrà oscura nubola, e vederassi ne le sommità più espeditamente il fumo che la polvere.

Il fumo penderà in colore alquanto azzurro, e la polvere terrà il suo colore; dalla parte che viene il lume parrà questa mistione d’aria, fumo e polvere molto più lucida che dalla opposita parte; i combattitori quanto più fieno infra detta turbolenzia meno si vederanno e meno differenzia fia dai loro lumi alle loro ombre.

Farai rosseggiare i volti e le persone e l’aria e li scoppettieri insieme co’ vicini, e detto rossore quanto più si parte dalla sua cagione più si perda; e le figure, che sono in fra te e ’l lume, essendo lontane, parranno scure in campo chiaro, e le loro gambe quanto più s’appresseran alla terra men fieno vedute, perchè la polvere è lì più grossa e più spessa.

E se farai cavalli correnti fori della turba, fa li nuboletti di polvere distanti l’uno dall’altro quanto po essere lo ’ntervallo de’ salti fatti dal cavallo, e quello nuvolo ch’è più lontano da detto cavallo men si vegga, anzi sia alto, sparso e raro, e ’l più presso sia più evidente e minore e più denso. [p. 201 modifica]

L’aria sia piena di saettume di diverse ragione: chi monti, chi discenda, qual sia per linia piana; e le ballotte delli scoppietti sieno accompagnate d’alquanto fumo dirieto al lor corso.

E le prime figure farai polverose i capegli e ciglia e altri lochi piani, atti a sostenere la polvere. Farai i vincitori correnti co’ capegli e altre cose leggeri sparsi al vento: colle ciglia basse, e’ cacci i contrari membri innanzi, cioè se manderà innanzi il piè destro, che ’l braccio stanco ancor lui venghi innanzi. E se farai alcuno caduto, fara’gli il segnio dello isdrucciolare su per la polvere condotta in sanguinoso fango, e intorno alla mediocre liquidezza della terra farai vedere istampite le pedate degli omini e cavalli de lì passati.

Farai alcun cavallo stracinare morto il suo signiore, e dirieto a quello lasciare per la polvere e fango il segnio dello stracinato corpo.

Farai li vinti e battuti pallidi, colle ciglia alte nella lor congionzione, e la carne, che resta sopra loro, sia abbondante di dolente crespe. Le fauci del naso sieno con alquante grinze partite in arco dalle anarise e terminate nel prencipio dell’occhio; le anarise alte, cagion di dette pieghe; le labbra arcate scoprino i denti di sopra, i denti spartiti in modo di gridare con lamento, l’una delle mani faccia scudo ai paurosi occhi, voltando il dentro4 inverso il nimico, l’altra stia a terra a sostenere il levato busto. [p. 202 modifica]

Altri farai gridanti colla bocca isbarrata e fuggenti; fara’ molte sorte d’arme in fra i piedi de’ combattitori come scudi rotti, lance, spade rotte e altre simili cose; farai omini morti, alcuni ricoperti mezzi dalla polvere, altri tutti; la polvere che si mischia coll’uscito sangue convertirsi in rosso fango, e vedere il sangue del su’ colore5 correre con torto corso dal corpo alla polvere; altri morendo strigniere i denti, stravolgere gli occhi, strigniere le pugna alla persona, e le gambe storte.

Potrebbesi vedere alcuno disarmato e abbattuto dal nimico volgersi a esso nimico, co’ morsi e graffi fare crudele e aspra vendetta; potresti vedere alcuno cavallo leggero correre co’ crini sparsi al vento, correre in fra i nemici e co’ piedi fare molto danno; vederesti alcuno stropiato, caduto in terra, farsi copritura col suo scudo, e ’l nimico, chinato in basso, fare forza per dare morte a quello.

Potrebbesi vedere molti omini caduti in un gruppo sopra un caval morto. Vederai alcuni vincitori lasciare il combattere e uscire dalla moltitudine nettandosi co’ le due mani li occhi e le guancie ricoperti di fango, fatto dal lagrimare degli occhi per l’amor6 della polvere.

Vederesti le squadre del soccorso stare pien di speranza e sospetto, co’ le ciglia aguzze, facendo a quelle ombra colle mani, e riguardare infra la folta e confusa caligine per essere attenti al comando [p. 203 modifica] del capitano; e simile, il capitano, col bastone levato e corrente inverso il soccorso, mostrare a quelli la parte dove è di loro carestia; e alcun fiume dentrovi cavalli correnti, riempiendo la circustante acqua di turbolenza, di onde, di schiuma e d’acqua confusa, saltante in fra l’aria e tra le gambe e corpi de’ cavagli. E non fare nessun loco piano, se non le pedate ripiene di sangue.





Note

  1. Intorno alla composizione delle storie sarebbero da confrontare coi seguenti frammenti i cap. XVI, XVII del L. II del Trattato della Pittura di L. B. Alberti.
  2. Il punto di vista.
  3. Che trascuri la teoria dell’arte.
  4. La palma.
  5. Non mischiato come prima, ma schietto.
  6. Causa.