Leonardo prosatore/Scritti sull'arte/III/D

D. — Il movimento e l'espressione.

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III - C III - E
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CHE COSA DEVE CONOSCERE IL PITTORE.

D - IL MOVIMENTO E L'ESPRESSIONE.
Chi pinge figura, se non po esser lei, non la po porre.

Ash., I, 33 v.




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IL MOVIMENTO E L’ESPRESSIONE




Delli movimenti espressivi1

Quella figura è più laudabile che con l’atto meglio sprieme la passione del suo animo.


Le figure de li omini abbino atto proprio alla loro operazione in modo che, vedendoli, tu intendi quel che per loro si pensa o dice; li quali saranno bene imparati da chi imiterà li moti delli muti, li quali parlano co’ movimenti delle mani e degli occhi [p. 188 modifica] e ciglia e di tutta la persona, nel voler isprimere il concetto dell’animo loro.

E non ti ridere di me, perchè io ti preponga un precettore sanza lingua, il quale t’abbia a insegnare quell’arte che lui non sa fare, perchè meglio t’insegnerà co’ fatti, che tutti li altri con le parole. E non sprezzare tal consiglio, perchè loro sono li maestri de’ movimenti, e intendeno da lontano di quel che uno parla quando egli accomoda li moti delle mani co’ le parole.

Dello imparare li movimenti de l’omo.

Li movimenti de l’omo vogliono essere imparati, dopo la cognizione delle membra e del tutto, in tutti li moti delle membra e gionture; e poi con breve notazione di pochi segni vedere l’actioni delli omini nelli loro accidenti, sanza che essi s’avvedino che tu li consideri, perchè se s’avvederanno di tal considerazione, aranno la mente occupata a te, la quale arà abbandonato la ferocia del suo atto, al quale prima la mente era tutta intenta, com’è quando doi irati contendano insieme, e che a ciascuno pare avere ragione, li quali con gran ferocità movano le ciglia e le braccia e li altri membri con atti appropriati alla loro intenzione e loro parole, il che far non potresti se tu li volessi far fingere tal ira o altro accidente, come riso, pianto, dolore, ammirazione, paura e simili; sí che per questo sia vago di portar con teco un piccolo libretto di carte... e con lo stile d’argento nota con brevità tali movimenti, e [p. 189 modifica] similmente nota li atti delli circonstanti e loro compartizione, e presto t’insegnerà comporre le istorie. E quando hai pieno il tuo libro, mettilo in parte e serbalo alli tua propositi, e repigliane un altro e fanne il simile; e questa sarà cosa utilissima al modo del tuo comporre, del quale io ne farò un libro parculare che seguirà dopo la cognizione delle figure e membra in particolare e varietà delle loro gionture.


Le mani e braccia in tutte le sue operazioni hanno da dimostrare la intenzione del loro motore quanto fia possibile, perchè con quelle chi ha affezzionato giudizio s’accompagna l’intenti mentali in tutti li suoi movimenti2. E sempre li buoni oratori, quando vogliono persuadere agli auditori qualche cosa, accompagnano le mani e braccia colle loro parole; benchè alcuni insensati non si curano di tal ornamento, e paino nel loro tribunale statue di legno, per la bocca delle quali passi per condotto la voce d’alcun uomo che sia ascosto in tal tribunale. E questa tal usanza è gran difetto ne’ vivi e molto più nelle figure finte, li quali se non sono aiutate dal suo creatore con atti pronti e accomodati all’intenzione che tu fingi esser in tal figura, allora essa figura sarà giudicata due volte morta, cioè morta perchè essa non è viva, e morta nella sua azione. Ma per tornare al nostro intento qui di sotto si figurerà e dirà di più accidenti, cioè: del [p. 190 modifica] moto dell’irato, del dolore, de la paura, del spavento subíto, del pianto, della fuga, del desiderio, del comandare, della pigrizia, e della sollecitudine e simili3.

Del ridere e piangere.

Non farai il viso de chi piange con equali movimenti di quel che ride, perchè spesso si somigliano, e perchè il vero modo si è di variare, sí com’è variato l’accidente del pianto da l’accidente del riso, imperochè per piangere le ciglia e la bocca si varian nelle cause del pianto, perchè alcuno piange con ira, alcuno con paura, e alcuni per tenerezza e allegrezza, alcuni per sospetto, e alcuni per doglia e tormento, e alcuni per pietà e dolore delli parenti o amici persi, de li quai pianti alcuno si dimostra disperato, alcuno mediocre, alcuni solo lacrimosi, e alcuni gridano, alcuni col viso verso al cielo e co’ le mani in basso, avendo le dita di quelle insieme tessute; altri timorosi, co’ le spalle innalzate agli orecchi; e così seggono secondo le predette cause. Quel che versa ’l pianto alza le ciglia nelle loro gionture e le stringe insieme, e compone grinze disopra e in mezzo4; li canti della bocca in basso5; e colui che ride gli ha alti, e le ciglia aperte e spaziose. [p. 191 modifica]

Come si dee fare una figura irata.

Alla figura irata farai tenere uno per li capegli, e’ il capo storto a terra, e con uno de’ ginocchi sul costato, e col braccio destro levare il pugno in alto: questo abbi li capegli elevati6, le ciglia basse e strette, i denti stretti, e i due stremi d’accanto della bocca arcati, il collo grosso, e dinanzi, per lo chinarsi al nimico, sia pieno di grinze.

Come si figura uno disperato.

Al disperato farai darsi d’un coltello, e colle mani aversi stracciato i vestimenti, e sie una d’esse mani in opera a stracciarsi la ferita: e farailo co’ piè distanti e le gambe alquanto piegate e la persona similmente inverso terra, con capegli stracciati e sparsi.



Note

  1. Anche L. B. Alberti, Tratt. di Pitt., L. II, Cap. XVIII: «Quanto l’istoria dipinta fermerà l’attenzione del riguardatore se le figure che vi saranno operate rappresenteranno molto bene i moti dell’animo!» e, sullo stesso argomento, cap. XIX, XX, XXI, XXII.
  2. Perchè con esse chi parla con animo appassionato, sempre accompagna i suoi ragionamenti.
  3. I moti dell’animo — diceva L. B. Alberti — si conoscono mediante i moti del corpo. (Tratt. d. Pitt. e d. Statua, cit. p. 64).
  4. Sottintende: delle sopracciglia = le ciglia.
  5. Sottintende: ha.
  6. Ritti.