Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto LXV
Questo testo è incompleto. |
Sonetto LXV
◄ | Sonetto LXIV | Sonetto LXVI | ► |
SONETTO LXV.
I
O avrò sempre in odio la fenestra Onde Amor m’aventò già mille strali,
Perch’alquanti di lor non fur mortali;
4Ch’è bel morir mentre la vita è destra.
Ma ’l sovrastar ne la prigion terrestra
Cagion m’è, lasso, d’infiniti mali:
E più mi duol, che fien meco immortali;
8Poi che l’alma dal cor non si scapestra.
Misera! che devrebbe esser accorta
Per lunga esperienzia omai, che ’l tempo
11Non è chi ’ndietro volga, o chi l’affreni.
Più volte l’ho con tai parole scorta;
Vattene, trista; chè non va per tempo
14Chi dopo lassa i suoi dì più sereni.