Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CXXXVII
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Sonetto CXXXVII
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SONETTO CXXXVII.
P
Iù volte già dal bel sembiante umano Ho preso ardir con le mie fide scorte
D’assalir con parole oneste accorte
4La mia nemica in atto umile, e piano:
Fanno poi gli occhi suoi mio pensier vano;
Perch’ogni mia fortuna, ogni mia sorte,
Mio ben, mio male, e mia vita, e mia morte,
8Quei che solo il può far, l’ha posto in mano.
Ond’io non pote’ mai formar parola
Ch’altro che da me stesso fosse intesa;
11Così m’ha fatto Amor tremante, e fioco.
E veggi’ or ben, che caritate accesa
Lega la lingua altrui, gli spirti invola.
14Chi può dir com’egli arde, è ’n picciol foco.