Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CXXXIII
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Sonetto CXXXIII
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SONETTO CXXXIII.
S
’io fossi stato fermo alla spelunca Là dov'Apollo diventò profeta;
Fiorenza avria fors'oggi il suo Poeta,
4Non pur Verona, e Mantoa, e Arunca:
Ma perchè ’l mio terren più non s’ingiunca
Dell’umor di quel sasso; altro pianeta
Conven ch’i’ segua, e del mio campo mieta
8Lappole, e stecchi con la falce adunca.
L’oliva è secca; e è rivolta altrove
L’acqua che di Parnaso si deriva:
11Per cui in alcun tempo ella fioriva.
Così sventura, ovver colpa mi priva
D’ogni buon frutto, se l’eterno Giove
14Della sua grazia sopra me non piove.