Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCIX

Sonetto CCVIII Sonetto CCX

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SONETTO CCIX.


P
Arrà forse ad alcun, che ’n lodar quella

     Ch’i’ adoro in terra, errante sia ’l mio stile,
     Faccendo lei sovr’ogni altra gentile,
     4Santa, saggia, leggiadra, onesta e bella:
A me par’il contrario; e temo ch’ella
     Non abbia a schifo il mio dir troppo umìle,
     Degna d’assai più alto, e più sottile;
     8E chi nol crede, venga egli a vedella.
Sì dirà ben; Quello ove questi aspira,
     È cosa da stancare Atene, Arpino,
     11Mantova, e Smirna, e l’una e l’altra Lira.
Lingua mortale al suo stato divino
     Giunger non pote: Amor la spinge, e tira
     14Non per elezion, ma per destino.