Le rime di M. Francesco Petrarca/Canzone XVI
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CANZONE XVI.
Compressa intorno da rabbiosi venti,
Tosto conven che si converta in pioggia:
E già son quasi di cristallo i fiumi:
5E ’n vece dell’erbetta per le valli
Non si ved’ altro che pruine e ghiaccio.
Ed io nel cor via più freddo che ghiaccio,
Ho di gravi pensier tal’ una nebbia,
Qual si leva talor di queste valli
10Serrate incontra agli amorosi venti,
E circondate di stagnanti fiumi,
Quando cade dal ciel più lenta pioggia.
In picciol tempo passa ogni gran pioggia;
E ’l caldo fa sparir le nevi, e ’l ghiaccio,
15Di che vanno superbi in vista i fiumi;
Nè mai nascose il ciel sì folta nebbia,
Che sopragiunta dal furor de’ venti
Non fugisse da i poggi, e dalle valli.
Ma, lasso, a me non val fiorir di valli,
20Anzi piango al sereno, ed alla pioggia,
Ed a’ gelati, ed a’ soavi venti:
Ch’allor fia un dì Madonna senza ’l ghiaccio
Dentro, e di for senza l’usata nebbia;
Ch’i’ vedrò secco il mare, e’ laghi, e fiumi.
25Mentre ch’al mar discenderanno i fiumi,
E le fere ameranno ombrose valli,
Fia dinanzi a’ begli occhi quella nebbia
Che fa nascer de’ miei continua pioggia;
E nel bel petto l’indurato ghiaccio
30Che trae del mio sì dolorosi venti.
Ben debb’io perdonare a tutt’i venti,
Per amor d’un che ’n mezzo di duo fiumi
Mi chiuse tra ’l bel verde e ’l dolce ghiaccio,
Tal, ch’i’ dipinsi poi per mille valli
35L’ombra ov’io fui: chè nè calor, nè pioggia,
Nè suon curava di spezzata nebbia.
Ma non fuggìo già mai nebbia per venti,
Come quel dì; nè mai fiumi per pioggia;
Nè ghiaccio quando ’l sole apre le valli.