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P A R T E. 53

SONETTO L.


L
Asso, che mal’accorto fui da prima

     Nel giorno ch’a ferir mi venne Amore!
     Ch’a passo a passo è poi fatto signore
     4Della mia vita, e posto in su la cima.
Io non credea, per forza di sua lima
     Che punto di fermezza, o di valore
     Mancasse mai nell’indurato core:
     8Ma così va chi sopra ’l ver s’estima.
Da ora inanzi ogni difesa è tarda
     Altra, che di provar, s’assai, o poco
     11Questi preghi mortali Amore sguarda.
Non prego già, nè puote aver più loco,
     Che misuratamente il mio cor’ arda;
     14Ma che sua parte abbia costei del foco.



CANZONE XVI.


L
Aere gravato, e l’importuna nebbia

     Compressa intorno da rabbiosi venti,
     Tosto conven che si converta in pioggia:
     E già son quasi di cristallo i fiumi:
     5E ’n vece dell’erbetta per le valli
     Non si ved’ altro che pruine e ghiaccio.
Ed io nel cor via più freddo che ghiaccio,
     Ho di gravi pensier tal’ una nebbia,
     Qual si leva talor di queste valli
     10Serrate incontra agli amorosi venti,
     E circondate di stagnanti fiumi,
     Quando cade dal ciel più lenta pioggia.
In picciol tempo passa ogni gran pioggia;
     E ’l caldo fa sparir le nevi, e ’l ghiaccio,