Le rime della Selva/Parte prima/Alla mia ombra
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ALLA MIA OMBRA.
O tu, che segui con rara
Costanza il dubbio mio passo,
Ombra del corpo mio lasso,
4Quanto me stesso io t’ho cara.
Il che vuol dire che molto
In questo mondo birbone
T’ho cara; e ciò con ragione,
8Non per un ticchio da stolto.
O non facciam forse il pajo?
Non siamo nati ad un parto,
All’ore nove ed un quarto
12D’un bel mattin di gennajo?
Nella città di Minerva,
Ch’è la più degna rovina
Che sia nel mondo, e chi opina
16Diversamente, si serva?
In quella nobile Atene
Che insegna, in verso ed in prosa,
A dire e fare ogni cosa,
20Ed ogni cosa assai bene?
Oh, gli è già tempo parecchio!
Ma (sia notato di volo)
Contro le regole, io solo
24Son diventato poi vecchio.
Siam nati insieme, ed insieme
Siamo a bell’agio cresciuti,
Come rampolli venuti
28Su da un medesimo seme.
Ma tu, tu fosti poi sempre
Di me più lieve e più scura,
Di più flessibil natura,
32Di più cedevoli tempre.
Ora di me ben più corta,
Ora più lunga d’assai,
Quando davanti mi fai,
36Quando di dietro, la scorta.
In mille gangheri e scorci,
Nulla curando gl’intoppi,
Distesa o ritta, ti sgroppi,
40Pieghi, aggomitoli, torci;
E passi oltre bel bello,
Ed esci sempre d’impaccio,
Laddove io, poveraccio,
44Incespico in un fuscello. —
Tu sei un’ombra; ma io
Che teco vivo e ragiono,
Io che dïavolo sono?
48Chiedilo a Domeneddio.
Certo non sono nïente,
Guardato da capo a piè,
Di assai diverso da te,
52Di molto più consistente. —
Ah, che sarebbe se tu
Mancassi un tratto alla coppia?
La brava gente che scoppia
56Di saggezza e di virtù,
E per un nulla s’adombra,
Griderebbe con isdegno:
Guardate quell’uomo indegno
60Che non ha più la sua ombra.
Dev’essere un farabutto
Che non si fa coscïenza
Di nulla; un bindolo senza
64Fede, capace di tutto.
Dàlli al cattivo soggetto
Che più non ha alle calcagna
La legittima compagna
68A cui si deve rispetto. —
Ma tu, mia povera amica,
Tu, più fedele e costante,
Quasi direi, d’un’amante,
72Tu non m’abbandoni mica.
Anzi con me, come vuole
Amore e fede, ognor resti....
O almeno così faresti,
76Se ognora splendesse il sole.
Ma, s’ei tramonti, o si veli
Di nebbie o di nubi oscure,
Ahimè, tu quoque, tu pure
80Pianti l’amico e ti celi.