Le rime della Selva/Parte prima/A un corvo
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A UN CORVO.
Vedo. Tu sei tra i pennuti
Quello che chiamano un corvo.
Perchè mi squadri e mi scruti
4Così tra il lepido e il torvo?
Perchè m’osservi? Che vuoi?
Un uomo io sono, de iure.
Un pover uomo? sia pure:
8Povero e malato: — e poi?
Non io per ciò mi confondo.
Eh, un di più, un di meno....
Il mondo n’è tutto pieno,
12Il nostro amabile mondo.
Ho detto nostro? Benone!
Gua’, non saprei di noi due,
O vuoi del rospo o del bue,
16Chi v’abbia maggior ragione.
Io, quanto a me, ve lo dono,
Gratis. O che dovrei farne?
Sì: mondo, demonio, carne,
20Ogni cosa v’abbandono.
Anche la carne. Buon Dio!
Quanti fastidii m’ha dato!
E sempre il dolce peccato
24Fu suo piacer più che mio. —
Ho udito dir che i tuoi pari
Campano cento e più anni:
Per centomila malanni!
28Io non v’invidio, miei cari.
Io non v’invidio, davvero.
Quel brutto numero cento
Mi fa tremar di spavento:
32Avrei più caro un bel zero.
Cento son troppi, compare,
Comunque l’uom la rattoppi:
Cento son troppi, son troppi,
36E la metà può bastare.
E può bastare anche il quarto,
Oppure il terzo. A che scopo,
Di’, rimanersene dopo
40Come una merce di scarto?
Meglio (a me sembra così)
Vivere poco ma bene....
Se non che, povere schiene,
44Il difficile sta qui. —
Come sei nero a vedere!...
Per altro nel mondo io vidi,
Non mi sovviene in che lidi,
48Cose forse anche più nere.
Sei nero, sì; ma non tutto
Ciò che appar bianco è poi bello;
E infine tu, per uccello,
52Non si può dir che sii brutto.
Hai uno splendido becco,
E di bonissimo sesto:
Con becchi come cotesto
56Non c’è da restare in secco.
E la voce? di soprano.
Forse un po’ ruvida e fessa;
Ma (questo è quel che interessa)
60Ti fai sentire lontano. —
Via dunque, perchè mi guardi
Con sì enimmatica cera?
Già s’avvicina la sera:
64Lo sai, figliolo, ch’è tardi?
Vieni a darmi il benvenuto?
Ricordi, per avventura,
D’avermi su quest’altura
68Un’altra volta veduto?
Ricordi?... Allora, figliolo,
(Dio, quanto tempo è passato
Da quell’allora beato!)
72Allora non ero solo.
Adesso sì. Non importa.
M’ajuto con far dei versi....
E poi, non giova dolersi
76Troppo: la vita è sì corta!
Sì corta e sì fuggitiva,
Che quasi, starei per dire,
Non s’ha tempo di capire
80Se la sia buona o cattiva.
No, ti dico, non bisogna
Lagnarsi più del dovere:
In fondo, come il piacere,
84Anche il dolore è menzogna.
Tutto finisce alla fine.
Coraggio poveri cuori!
Passano, passano i fiori;
88Ma passan anche le spine. —
Adesso tagliamo corto.
Che cosa aspetti? Non senti
Come fa freddo? Accidenti!
92Vuoi aspettar ch’io sia morto?
Bada: tu vedi: son magro,
E in vita mia non fui grasso;
Colpa l’andar molto a spasso,
96Mangiar poco, bever agro.
Mah! fa tu. Solo t’avverto
Che se lasci passar questa
Occasïone, addio festa!
100Non mi vedrai più di certo.