Le poesie religiose (1895)/Martirio
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MARTIRIO
Nella vasta pianura, incatenato
Supino ad una croce,
L’han gli avari mercanti abbandonato
4Là sotto il sol feroce
D’Africa. Troppo, come spada dritto,
Mettea lampi e terrore
Quell’animo d’asceta: in fronte scritto
8Avea l’odio e l’amore.
E l’han tradito. Gli sfilâr daccanto
Con barzellette gaje
Tutti; ma non gli videro di pianto
12Inumidir le occhiaje.
E quando al fardel pingue ognun di loro
La schiena umile doma,
Bieco sbirciando chi maggior tesoro
16Stipato ha nella soma;
Ei che del sole nel fulgore intenso
I sensi tutti annega,
Rapito in un pensier lucido, immenso
20Come il deserto, prega:
“Dea taciturna, arcana Iside, oh, s’io
Con mite animo e pure
Labbra ho invocato un tuo sorriso, un pio
24Raggio a mie sorti oscure;
Se volontario alle pagode sante
Le notti aspre vegliai,
E come fiore, sotto a le tue piante
28La bella età sfogliai;
Non prego io già, che da’ funerei lidi
Me disviar ti piaccia.
E della ignara madre mia mi guidi
32Fra le tremanti braccia;
Nè che la dolce gioventù, dall’ale
D’oro e d’amor fiorita,
D’una limpida fiamma d’ideale
36M’illumini la vita:
Dammi sol, che in quest’ora ultima, in questo
Tramonto arduo de’ miei
Sensi, nel viso tuo bello e funesto
40Gli occhi assetati io bèi!
Nel viso tuo, solo un istante! Oh, come
Io ch’ebbi ogni altro a noja,
Amata io t’ho; come al tuo santo nome
44S’è sollevata in gioja
L’anima mia, simile a mar che a nova
Luna purpureo s’alza,
E di sue spume, in amorosa prova,
48Covre l’opposta balza!
Per mostruosi pelaghi e giganti
Alpi, nell’igneo grembo
Della terra, per l’isole fiammanti
52Del cielo, al sole, al nembo;
Dove che un raggio della tua bellezza
Splendesse, ove una forma
Del tuo pensiero, ove di tua ricchezza,
56Di tua possanza un’orma,
Là peregrino innamorato io venni,
Là ti adorai; nè alcuna
Grazia ti chiesi: ebbro, abbagliato io tenni
60Al suol la vista bruna.
Ma ora ch’apre a me le nivee soglie
L’adamantina pace,
Ecco, il trepido labbro amor discioglie,
64Mi fa la morte audace.
Mia tu, divina, un sol istante! Forte
E di te degno è il mio
Animo; vieni, e poi la morte: oh morte
68Santa, degna d’un dio!„
Così pregò. Ma l’amorose brame
La dea non cura, o finge.
Tace la sera, e d’un color di rame
72La terra arida tinge;
Mentre un leon ruggendo, impaziente
Della luce odiosa,
Lento s’appressa al giovane morente,
76E accanto a lui si posa.