E quando al fardel pingue ognun di loro
La schiena umile doma,
Bieco sbirciando chi maggior tesoro
16Stipato ha nella soma;
Ei che del sole nel fulgore intenso
I sensi tutti annega,
Rapito in un pensier lucido, immenso
20Come il deserto, prega:
“Dea taciturna, arcana Iside, oh, s’io
Con mite animo e pure
Labbra ho invocato un tuo sorriso, un pio
24Raggio a mie sorti oscure;
Se volontario alle pagode sante
Le notti aspre vegliai,
E come fiore, sotto a le tue piante
28La bella età sfogliai;
Non prego io già, che da’ funerei lidi
Me disviar ti piaccia.
E della ignara madre mia mi guidi
32Fra le tremanti braccia;
Nè che la dolce gioventù, dall’ale
D’oro e d’amor fiorita,
D’una limpida fiamma d’ideale
36M’illumini la vita: