Le poesie religiose (1895)/Jo
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JO
Così dunque da un cieco estro sospinta
Di terra in terra io sempre
Misera andrò? Nè tregua avrà la torbida
Smania che sì m’ha vinta,
5Poi che la sciagurata anima seppe,
Che all’amor tuo son nata, o dio crudele?
Di perpetue querele
Valli e monti empirò, campagne e steppe,
Senza che mai si mutino
10Del mio destin le tempre?
E tu, cui serve ognuno
In terra e in ciel, mai valido
A domar non sarai l’ire di Giuno?
Oh seduttrici visioni, ond’io
15Speme orgogliosa accolsi
Di sovrumana sposalizia! Oh delfica
Voce che al padre mio
Intimasti cacciar me derelitta
Dal caro nido ove ammirata io crebbi!
20Oh bieco amore, ond’ebbi
L’anima verginal prima trafitta,
Sì che d’ogn’altro immemore
Al mio lare mi tolsi,
E concitata, insana
25Corsi di Lerna a’ floridi
Poggi baccando e alla Cencrea fontana!
Ahi, tal mercede il cor semplice attende
Che in te si piace e tempio
Vivo si fa, benchè mortal, dell’ardua
30Beltà che in ciel risplende?
Pur tu benigno il vasto orbe consòli
Di luminoso amor; placida un’onda
Dell’esser tuo feconda
Quanto vegeti o strisci o guizzi o voli:
35Sol dunque in noi mortifera
Fiamma diviene e scempio
La concepita Idea?
Sol d’affannosa insania
Ostia tu fai chi più di te si bea?
40Dacchè fui tua, nume crudele, e ossessa
Dal concetto divino
L’anima crebbe a dismisura, erompermi
Sentii fuor di me stessa
E dilatarmi nell’immenso cielo.
45Tremâr le membra all’impeto ineguale,
E l’eterno e il mortale
Si confuser così nel petto anelo,
Che se alla mente insolita
E al disugual destino
50Mutai del par l’aspetto,
Ben è ragion che agli uomini
Sia d’oltraggiosa meraviglia oggetto.
Come placido lago, in cui la cima
Del sovrapposto monte
55Improvvisa ruini, al ciel con impeto
Le invase acque sublima,
Che ricadendo poi sperdonsi a’ venti;
Così l’animo mio, prima sì cheto,
A volo inconsueto
60Balzò commosso a’ tuoi divini accenti,
E tutto il ciel comprendere
Parve; se non che pronte
Corser le Furie, e tutta
Mandâr ghignando all’aure
65L’immensa mia felicità distrutta.
Stolta forse son io? Stolta? Non mente
Dunque la turba accorta,
Che l’amorosa tua promessa e il fremito
Dell’esser mio, furente
70Delirio estima, e compatendo insulta?
Pur io sentii la voce tua; rapita
Fuor dell’inconscia vita
Te mirai sì, che ancor l’anima esulta;
Pur dentro alle mie viscere
75Non la certezza è morta,
Che mai, com’or, nel vero
Non fui, che mai nell’essere
Non s’incarnò sì vivo il mio pensiero.
Sì, tu verrai, tu sarai mio; nè invano
80Dalla tesprozia querce
Parlasti a me. Non avrei certo incolume
Valicato l’insano
Grembo di Rea; non le Forcídi orrende
Schivato avrei nè le Gorgòni e i muti
85Grifi e quei che seduti
Stan sul fiume che a Pluto aureo discende,
Nè i sotterranei Càlibi,
Che la funesta merce
Tempran con arte fiera,
90Se sul mio capo, vigile
La tua custodia e l’amor tuo non era.
Del Caucaso la cima, ardua del cielo
Colonna, ansando ascesi:
Sorgea la sera da le valli, e un cerulo
95Vapore, un grigio velo
Su’ verdi campi e le perpetue nevi
Diffondea pensierosa a poco a poco;
Sol di vermiglio foco
Tra la crescente oscurità vedevi
100Le immani alpi risplendere
Come delubri accesi,
Poi lente ad una ad una
Vanir nell’ombra e accendersi
Di nuovo a un tratto e fiammeggiar ciascuna.
105Non là forse eri tu? Susurri strani
Pe ’l mistero infinito
Sorgean su dalle cose, e i fiori e l’anime
Sospiravan: Domani!
O parola di vita, a me soltanto
110Non mentirai! Col sacro auspicio in petto
Il meotico stretto
Varco pedestre, Asia trascorro, il tanto
Bramato suol canopio
Già premo; al vacuo lito
115Prostrata ecco protendo
Le braccia, e muta in lagrime
La pace almen, se non le nozze, attendo.