Le poesie di Catullo/37
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O criccajuoli — della sozza osteria
Là presso al nono — píolo della via
Dei pileati — fratelli, e che vi prese!
Vi par che abbiate — voi soli quell’arnese?
5Voi soli al mondo — a calcar siate buoni
Ogni donnetta, — e gli altri sian capponi?
Ah vi par, grulli, — perchè a seder vi state
In fila, a cento — o ducento che siate,
Non possa io solo — geldra di farabutti,
10Con questo tappo — turar la bocca a tutti?
Sta’ pur tranquilla — taverniera mandraccia,
Segnerò a tutti — con la frusta la faccia.
Ecco, la mia — donna su tutte amata,
Per cui più d’una — gran battaglia ho pugnata,
15Ha preso il volo — dalle mie braccia, e tresca
Ora con voi. — E voi con faccia fresca,
Voi scalzacani, — voi bertoni che siete,
Lieti un per uno — pappar ve la volete?
Vergogna! E peggio — d’ogn’altro, in questo caso,
20Mi fa, per dio, — montar la muffa al naso
Quel zazzeruto — d’Egnazio (uno de’ figli
Di Celtiberia, — gran madre di conigli)
Quel bel muffetto — d’Egnazio, quello schifo,
Che si tien bello, — perchè gli adombra il grifo
25Un po’ di pelo: — quel tal che sfrega e liscia
Ognora i denti — con l’iberica piscia.