<dc:title> Le pitture notabili di Bergamo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Andrea Pasta</dc:creator><dc:date>1775</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Le pitture notabili di Bergamo.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Le_pitture_notabili_di_Bergamo/II&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130711225612</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Le_pitture_notabili_di_Bergamo/II&oldid=-20130711225612
Le pitture notabili di Bergamo - II - Chiesiuola di S. Vincenzo Andrea PastaLe pitture notabili di Bergamo.djvu
I ragione della Cattedrale, dove la Tavola dell’Altare esprimente l’Effigie del Santo Titolare [p. 20modifica]è lavoro stimabile di Carlo Ceresa Bergamasco, ne’ Ritratti celebrato dal Calvi, ma anche ne’ Quadri istoriati, e spezialmente muovevoli, in cui si è maggiormente impiegato, è riuscito Pittore pastoso, dilicato, ed espressivo. Dirimpetto all’Altare v’è appeso alla parete un superbo Quadro di Antonio Balestra Veronese, rappresentante S. Teresa, in cui la forza colla soavità mirabilmente gareggia. Da dove uscendo ci recheremo a vedere uno de’ più pregiati Quadri che si trovino in Bergamo di Bastian Ricci. Egli è situato all’Altare di una Chiesettina, che è in capo all’atrio che mette nelle Sagrestìe del Duomo. Vedesi in esso un Agonizzante assistito all’estremo passo dalla fervorosa carità di S. IgnazioFonte/commento: Pagina:Le pitture notabili di Bergamo.djvu/172, con un Giovane inginocchione, che probabilmente dee intendersi per figliuolo del moribondo, il quale appoggiato co’ gomiti sulla manca sponda del letticiuolo, e pieno di cruccio e di dolore posa il mento sopra le proprie mani incrocicchiate; il tutto espresso con una verità ed energìa che non ha pari.
In ultimo singolare ornamento di questa nobilissima Cattedrale, e degno oggetto della curiosità de’ Forestieri eruditi, è anche il Battistero. Fu levato questo gran Vaso dalla Chiesa di S. Maria Maggiore colla permissione della Città, affine di render quel Tempio più vago e spazioso, nel Febbrajo dell’anno 1660. e su riporto in un Tempietto, in cui si ha l’ingresso dalla gran Cappella che abbiam veduto della B. V. Addolorata. L’Opera è tutta di fini marmi maestrevolmente formata, e di colonne, di statue, e di geroglifici nobilmente arricchita e [p. 21modifica]ornati di più altri fregi nel 1340. dal Maestro Giovanni Campelli, o de’ Campioni, come vuole il Muzio. Sotto la cornice del primo colonnato in un Quadretto di marmo del presato Battistero si vede una Biscia ritorta a chiocciola, quivi impietrita, e nel segare il marmo comparsa. Sulla medesima piazza evvi a mano sinistra la sontuosa e augusta Basilica di