Le pantere di Algeri/Conclusione

Conclusione

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Capitolo 33 — La fuga

CONCLUSIONE


Pochi minuti dopo la galera si rimetteva alla vela, rimorchiando la feluca del Normanno, frettolosa di mettersi al coperto da un possibile inseguimento da parte delle squadre algerine, troppo poderose per poterle affrontare con qualche probabilità di successo.

La traversata del Mediterraneo si compì felicemente, senza cattivi incontri, quantunque anche i vascelli tunisini e tripolini scorressero di frequente quelle acque, sempre in caccia di navi cristiane per saccheggiarle e trarre gli equipaggi in schiavitù.

Cinque giorni dopo la galera entrava nella baia di Malta fra il tuonare delle artiglierie, colla bandiera dei Sant'Elmo sulla cima dell'alberetto maestro. Il valoroso gentiluomo e la contessa s'impalmavano una settimana più tardi, ripartendo subito per la Sicilia dove contavano di stabilirsi sulle loro terre, avendo ormai rinunciato a riedificare il castello di San Pietro ridotto in un ammasso di rovine.

Il mirab ed il rinnegato, assieme a Testa di Ferro, li accompagnavano. In quanto al Normanno, largamente ricompensato dal barone, appena riparata la sua feluca, riprendeva le sue pericolose scorrerie lungo le coste africane in attesa di buone occasioni per strappare alle pantere d'Algeri altri schiavi.