Le opere e i giorni (Esiodo - Romagnoli)/La navigazione

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Esiodo - Le opere e i giorni (Antichità)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
La navigazione
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LA NAVIGAZIONE


     Odimi poi, se brami del mare affrontare i perigli.
Allor che d’Orione fuggendo la furia selvaggia,
620cadon le Plèiadi giù, nell’azzurra caligin del mare,
di tutti i venti in furia si sfrenano allor le procelle.
Navi non spingere allora nei gorghi purpurei del ponto,
e attendi, senti me, nei modi ch’io dissi, alla terra.
Tira la nave a secco, di sassi un eccelso riparo
625alzavi tutto attorno, che frenino gli umidi venti,
fa’ nella chiglia un foro, perché non marcisca alla pioggia;
e poi tutti gli attrezzi ripara con ordine in casa,
ripiega bene l’ali del legno che vola sul ponto,
l’equilibrato appendi timone di sopra al camino,
630e attendi poi che giunga stagione propizia alle navi.

     E allora, in mare spingi le rapide navi, e la merce
bene vi aggiusta, se a casa tornare tu vuoi col guadagno,
come a tuo padre avvenne, stoltissimo Perse, a mio padre,
che navigò fra l’onde, per brama di vita opulenta.
635E infin, qui, dopo lungo vagare sul ponto, pervenne,
ché Cuma avea lasciata d’Eolia, sul negro naviglio,

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non per fuggir l’opulenza, né il bene, né i troppi quattrini,
bensí la povertà, tristo dono di Giove ai mortali.
Ed in un misero borgo, nei pressi abitò d’Elicona,
640in Ascra, trista il verno, penosa l’estate, e mai buona.

     Perse, ricòrdati bene di fare ogni cosa a suo tèmpo,
sempre, ma specie poi se pensi di metterti in mare.
Loda la nave piccina, ma carica invece la grossa:
quanto sarà piú grande il carico, tanto il guadagno
645sarà, qualora i venti trattengan le tristi procelle.

     Se dunque il folle cuore tu volgi al commercio, ed intendi
i debiti schivare, la poco gradevole fame,
t’insegnerò che modi tener con l’ondísono mare,
sebbene esperïenza non ho di viaggi e di navi.
650Ché mai non ho solcato su navi l’ampissimo Ponto,
tranne che verso l’Eubèa mossi, ad Aulide, dove, frenati
gli Achei dai fieri venti, le genti de l’Ellade sacra
raccolsero contro Ilio, città dalle femmine belle.
A Càlcide, per mare, giunsi io quella volta, alle gare
655pel saggio Anfidamànte: bandite con grande richiamo
le avevan dell’eroe magnanimo i figli; e nell’inno
vinsi, ed il premio n’ebbi d’un tripode duplice d’ansa.
Questo alle Muse in dono recai d’Elicona, là dove
me dell’arguto canto sui tramiti spinsero prima.
660Questo soltanto io so delle navi dai multipli chiodi;
ma, pur cosí, ti dirò dell’egíoco Giove la mente:
ché m’insegnaron le Muse cantare ogni genere d’inni.

     Quando cinquanta giorni trascorsero già dal solstizio,
ed al suo fine giunge l’afosa stagione d’estate,
665per navigare allora propizio è il momento: la nave
non vedrai franta, allora, né stermina il mare le genti, —
se pure il Dio che scuote la terra, Posídone, o Giove,

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signor di tutti i Numi, mandarti non vuole in rovina;
perché l’esito è in essi, del pari, dei beni e dei mali.
670Spirano allor sicure le brezze, pacifico è il mare:
ai venti allora puoi la nave tranquillo affidare,
spingerla in mare, tutto deporvi il tuo carico, e in fretta
quanto piú possa, il viaggio sbrigare, e tornartene in patria,
senza aspettare il vino novello e la pioggia d’Autunno,
675ed il mal tempo che giunge, le fiere procelle di Noto,
che con la fitta pioggia che cade dal cielo autunnale
giunge, e solleva il flutto, difficile il pelago rende.

     A Primavera c’è per le navi anche un’altra stagione,
allor che sovra i rami piú alti del fico, le foglie
680tanto cresciute sono, quanta è la vestigia che lascia
d’una cornacchia la zampa; allor praticabile è il mare.
Di Primavera è questo momento propizio al nocchiero:
io non l’approvo però: ché ciò che bisogna carpirlo,
poco mi piace: ché allora di rado si schiva il malanno.
685Pure, anche questo fanno, per loro stoltezza, le genti.
Sono anima e quattrini tutt’una per gli uomini grami.
Duro è trovare la morte tra i flutti del mare; ma questo,
come ti dico, devi tu volgere nella tua mente.
Tutti non porre dentro le navi ricurve i tuoi beni:
690lasciane in casa la parte piú grossa, e carica il meno.
Ché dura cosa è certo, tra i flutti trovare il malanno;
e duro è, se del carro gravato dal peso soverchio
l’asse si frange, e tutta rimane distrutta la merce.

     Tieni misura: il meglio fra tutto è il momento opportuno.