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34 | ESIODO | 668-694 |
signor di tutti i Numi, mandarti non vuole in rovina;
perché l’esito è in essi, del pari, dei beni e dei mali.
670Spirano allor sicure le brezze, pacifico è il mare:
ai venti allora puoi la nave tranquillo affidare,
spingerla in mare, tutto deporvi il tuo carico, e in fretta
quanto piú possa, il viaggio sbrigare, e tornartene in patria,
senza aspettare il vino novello e la pioggia d’Autunno,
675ed il mal tempo che giunge, le fiere procelle di Noto,
che con la fitta pioggia che cade dal cielo autunnale
giunge, e solleva il flutto, difficile il pelago rende.
A Primavera c’è per le navi anche un’altra stagione,
allor che sovra i rami piú alti del fico, le foglie
680tanto cresciute sono, quanta è la vestigia che lascia
d’una cornacchia la zampa; allor praticabile è il mare.
Di Primavera è questo momento propizio al nocchiero:
io non l’approvo però: ché ciò che bisogna carpirlo,
poco mi piace: ché allora di rado si schiva il malanno.
685Pure, anche questo fanno, per loro stoltezza, le genti.
Sono anima e quattrini tutt’una per gli uomini grami.
Duro è trovare la morte tra i flutti del mare; ma questo,
come ti dico, devi tu volgere nella tua mente.
Tutti non porre dentro le navi ricurve i tuoi beni:
690lasciane in casa la parte piú grossa, e carica il meno.
Ché dura cosa è certo, tra i flutti trovare il malanno;
e duro è, se del carro gravato dal peso soverchio
l’asse si frange, e tutta rimane distrutta la merce.
Tieni misura: il meglio fra tutto è il momento opportuno.