Le odi di Orazio/Libro terzo/XXI
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XXI.
O con me nata, quand’era console
Manlio, o che porti sollazzi e gemiti
O litigi ed insani amori,
4Pietosa anfora, o facile sonno,
Con qual sia nome lo scelto massico
Tu serbi, degna d’essere in fausto
Dì tratta, ad onor di Corvino,
8Scendi, e versa i decrepiti vini.
Non ei, quantunque sia de’ socratici
Sermoni infuso, irto trascùrati:
Spesso e il vecchio Catone, è fama,
12La virtù riscaldava col vino.
Dolce tu rechi tormento all’animo
Duro non rade volte; de’ savj
Le cure e l’arcano consiglio,
16Di Lieo tra gli scherzi tu sveli.
Tu le speranze richiami all’ansie
Menti e il vigore; tal nerbo al povero
Tu dài, che feroci, a te dietro,
20Regie lance e guerrieri ei non teme.
Te Bacco e lieta, se accorre, Venere,
Te riterranno le Grazie, a sciogliere
Lente il nodo, te i vivi lumi,
24Finchè gli astri il Sol reduce fuga.