Le odi di Orazio/Libro secondo/XIX

Libro secondo
XIX

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XIX.


Bacco tra rupi vid’io recondite
    Insegnar carmi, credete, o posteri,
        E le Ninfe intente e le orecchie
        4De’ caprípedi Satiri acute.

Evoe, di tema recente l’animo
    Trema; di Bacco pieno il sen torbido
        Si allieta. Evoe, Libero, pace,
        8Pace, tu, pel gran tirso, tremendo!

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Le pervicaci Tíadi m’è lecito
    Cantare e il fonte del vino e gli uberi
        Rii di latte, e da’ cavi tronchi
        12Celebrar gli scorrevoli mieli.

Lecito e il serto dir della conjuge
    Beata, or fatta stella, e di Pènteo
        I tetti dal fondo travolti
        16E l’esizio del tracio Licurgo.

Tu pieghi i fiumi, tu il mare barbaro,
    Tu fra secreti gioghi in vipereo
        Nodo, senza fraude, costringi
        20Vinolento a’ Bistónidi i crini.

Tu, quando i regni del Padre l’empia
    Gigantea schiera scalava all’aere,
        Ricacciasti Reto con unghie
        24Leonine ed orrenda mascella:

Benchè più a danze fatto diceanti
    E a motti e a giochi, nè molto idoneo
        A vita pugnace; ma quale
        28Nella pace anche in guerra apparisti.

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Te, d’aureo corno famoso, Cerbero
    Innocuo vide, lene adulandoti;
        E al partire, i piedi e le gambe
        32Ti lambía con la bocca trilingue.