Le nevi dileguaronsi
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XIV
Che dee pensarsi alle cose celesti.
Le nevi dileguaronsi,
E ritornano i fior,
Gli arboscelli ristoransi
Del già perduto onor:
5Più non corron torbidi
Fiumi dal giogo alpin;
Anzi ogni rivo mormora
Più chiaro in suo cammin.
Se qui le cose eternansi
10L’anno il ci può mostrar,
Ed il giorno, che sorgere,
Poi veggiam tramontar;
Ma dopo breve spazio
Fassi il mondo qual fu,
15L’uom se una volta atterrasi,
Unqua non sorge più.
Quale grande infra gli uomini
Assicurar si può,
Che or or non tronchi Lachesi
20Ciò, che Atropo filò?
Sciocchezza miserabile
Affidare il desir
Sotto il colpo incertissimo
Del ben certo morir!
25Felicità, che sognasi,
È la vita mortal,
Nè pur è vil, ma rapida
Come scoccato stral.
Celesti Tabernacoli,
30In voi fermo il pensier,
Come in sua cara Patria
Lo stanco passaggier.
Lasso chi piume apprestami
Da volar costassù?
35Ed allo spirto fievole
Chi raddoppia virtù?
In cor più non germoglimi
Vano pensier terren,
Stagione è che fioriscami
40Saldo consiglio in sen.