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144 | poesie |
Dal ciel stellato,
E chi scherniscegli?
In van lusingasi
30Cor scellerato.
XII
Che le miserie ci fanno strada al Cielo.
Nel tempo, che scorgeano
Tuoi giorni in fresca età
E che vaghi fiorivano
D’amata sanità
5Quando le flotte d’India
A te recavan ôr,
E le turbe de’ popoli
Moveano a farti onor.
Allor davansi grazie
10Al monarca del ciel,
Ciascuno a tanto imperio
Doveva esser fedel;
Or che lo stato amabile
Cominciasi a cangiar
15Tu percosso da scandali
Cominci a bestemmiar.
Ah mente, ah mente fievole
Cieca ne’ tuoi desir!
Non sai, che la miseria
20Fassi varco al gioir?
Che l’uom in terra affliggasi
È consiglio divin,
Acciocchè al ciel volgendosi
Vegna beato al fin.
25Di noi verace patria,
E verace magion,
Posta è ne’ gioghi altissimi
Del celeste Sïon:
Nulla del mortal secolo
30Ne ritardi il pensier,
Ciascun pronto succingansi,
Come per via corrier.
XIII
Pentimento.
Mie colpe, onde il gran Dio rimansi offeso,
Han trapassato il segno;
Ed è del mio falir cotanto il peso,
Che io per me nol sostegno
5Il cor precipita,
Poichè all’iniquità diessi in governo,
E gli occhi abbagliansi,
Onde il vero cammin più non discerno.
Ah mondo! alta follía per le tue mani
10Sperar vita tranquilla;
Prometti di dolcezza ampi Oceáni,
Ed in te non hai stilla:
Ma perchè perdersi,
Rinnovando ad ognor vane querele?
15Convien sommergersi,
O per porto miglior alzar le vele.
XIV
Che dee pensarsi alle cose celesti.
Le nevi dileguaronsi,
E ritornano i fior,
Gli arboscelli ristoransi
Del già perduto onor:
5Più non corron torbidi
Fiumi dal giogo alpin;
Anzi ogni rivo mormora
Più chiaro in suo cammin.
Se qui le cose eternansi
10L’anno il ci può mostrar,
Ed il giorno, che sorgere,
Poi veggiam tramontar;
Ma dopo breve spazio
Fassi il mondo qual fu,
15L’uom se una volta atterrasi,
Unqua non sorge più.
Quale grande infra gli uomini
Assicurar si può,
Che or or non tronchi Lachesi
20Ciò, che Atropo filò?
Sciocchezza miserabile
Affidare il desir
Sotto il colpo incertissimo
Del ben certo morir!
25Felicità, che sognasi,
È la vita mortal,
Nè pur è vil, ma rapida
Come scoccato stral.
Celesti Tabernacoli,
30In voi fermo il pensier,
Come in sua cara Patria
Lo stanco passaggier.
Lasso chi piume apprestami
Da volar costassù?
35Ed allo spirto fievole
Chi raddoppia virtù?
In cor più non germoglimi
Vano pensier terren,
Stagione è che fioriscami
40Saldo consiglio in sen.
XV
Felicità de’ Giusti.
Giocondi son miei spiriti
Per le parole dettemi;
Parole, che non mentono:
Nella magione altissima
5Del re di tutti i secoli,
Chi vorrà gir, potrà.
Su su, mortali frangansi
Le reti, che ci tendono
I masnadier dell’Erebo,
10Fabbricator d’insidie,
E sempre intenti a rompere
Le vie della bontà.
Il ben ci sa promettere,
Ma le promesse adempiere
15Non sa l’Inferno perfido: