Le monete di Venezia/Michele Steno

Michele Steno

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Antonio Venier Tomaso Mocenigo

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MICHELE STENO

DOGE DI VENEZIA

1400-1413.


Il principato di Michele Steno fu ricco di memorabili avvenimenti e di gloriosi fatti d’armi, tanto in mare, quanto in terra ferma. Fra Modone e Zanchio, in prossimità della Morèa, le navi di Carlo Zeno si scontrarono con quelle capitanate da Boucicault governatore di Genova pel re di Francia, con vantaggio dei Veneziani, che ottennero 180,000 ducati in compenso dei danni recati dai Genovesi a Bairut, Famagosta e Rodi.

Francesco II Novello di Carrara, approfittando della debolezza della vedova di Giovan Galeazzo Visconti e della reggenza che governava il ducato, cercò di farne suo pro, ed alleato con Guglielmo della Scala prese possesso di Vicenza e di Verona. I Veneziani, chiamati in aiuto dalla duchessa di Milano, non si lasciarono sfuggire questa occasione di abbassare la potenza del Carrarese e di vendicare le offese patite. La guerra fu lunga ed accanita, ma finalmente i Veneziani si impadronirono di Padova (1405) imprigionarono i Carraresi e li condannarono a morte, giudizio severo ma conforme allo spirito dei tempi ed alla ragione di stato.

Venezia divenne in tal modo uno degli stati più potenti d’Italia, anche per la estensione dei suoi possessi in terra fermar che comprendevano presso che tutto il Veneto colle città di Verona, Vicenza, Rovigo, Padova, Treviso, Feltre e Belluno. Ricomprò Zara da Ladislao di Napoli mediante l’esborso di 100.000 fiorini d’oro, ma ciò fu causa di guerra con Sigismondo imperatore e re d’Ungheria, guerra funesta al Friuli ed al Trivigiano, ove fu strenuamente combattuta, e finita colla tregua [p. 234 modifica]del 1413, quando i due belligeranti furono esausti di uomini e di denari. Anche in questo periodo la zecca fu operosa e non mancano i documenti. Trascurando alcuni provvedimenti di lieve importanza, ricorderò che nel 16 giugno 14041 fu abolito il massaro ai torneselli e dato l’incarico di sorvegliare quella fabbricazione ai massari dell’argento. L’argento scarseggiava sebbene non crescesse di pregio, perchè una legge votata dal Senato il 10 maggio 14072 dietro proposta dei Savi sopra la mercanzia, lamenta che l’argento solito ad essere portato a Venezia, abbia presa altra via, per la preferenza data in Oriente al ducato d’oro. Allo scopo di richiamare alla dominante questa merce, da cui traggono non poco utile i privati e lo stato, si concede ai cittadini e forestieri che portano argento in zecca di poter coniare coll’argento franco, avente la bolla di S. Marco grossi o soldini a piacimento, ricevendo peso per peso verso il solo indennizzo delle spese di fabbricazione calcolate nel modo più limitato. Nello stesso decreto il taglio dei grossi, ed in proporzione quello dei soldini, viene portato a 136 pezzi per marca, con nuova e sensibile diminuzione. Si concede pure a tutti, cittadini e forestieri di esportare l’argento da Venezia per la via di terra, purché una quinta parte sia lasciata in zecca; alle stesse condizioni è permesso ai forestieri di esportare l’argento per la via di mare, ma solo per le parti di ponente, mentre i Veneziani possono navigare per le parti di ponente e di levante e prendere argento senza lasciarne alcuna quantità in zecca.

L’anno dopo, 16 giugno 14083, allo scopo di conservare a Venezia ed alla zecca le utilità del commercio dell’argento, si proibisce ai cittadini sudditi e fedeli di portare argento, se non tolto a Venezia, e si ordina che da nessun luogo del golfo si possa levare argento se non per condurlo a Venezia.

[p. 235 modifica]Per le provincie di terra ferma nuovamente aggregate alla repubblica troviamo un complesso di provvedimenti rivolti a regolare il corso dei valori usati nei territori di Verona e Vicenza ed a stabilire il rapporto colle monete veneziane e con quelle estere, che vi si trovavano in circolazione. Con un decreto del 14 febbraio 1404 (1405)4 si ordina, che in tutti i livelli, pensioni ed ogni altro debito, il grosso debba essere ricevuto per 3 soldi, il mezzanino per 1 soldo, ossia dodici denari, ed il soldo nostro (veneziano) per nove denari. Ciò dimostra che a Verona ed a Vicenza duravano la antica lira e l’antico soldo, mentre nei territori di Padova e di Treviso adoperavasi lo stesso conto e la stessa moneta di Venezia ridotta di un quarto all’epoca di Andrea Dandolo. Infatti la lira veronese valeva un terzo più della veneziana ed ebbe per lungo tempo tale valore, che fu ridotto in moneta effettiva nel bellissimo testone di Massimiliano imperatore, coniato in quella città, il quale pesa un terzo più del mocenigo: se ne conservò la memoria negli antichi contratti e nelle contabilità fino a mezzo il secolo XVII, come pure negli antichi libri di aritmetica e di commercio sempre nella stessa proporzione di quattro a tre5.

Nello stesso giorno6 si ordina ai massari la coniazione del mezzanino, il quale doveva pesare un terzo del grosso ed avere in proporzione il valore di 16 piccoli, moneta che fu richiamata in vigore per rappresentare il soldo veronese. Con altro decreto in pari data7 si ordina ai massari di fabbricare piccoli della stessa lega dei torneselli, in modo che da ogni marca se ne cavino 770 pezzi, 12 dei quali abbiano il valore di un soldo a Verona e Vicenza. Tale deliberazione corrisponde ai conti, che si trovano nel Capitolare delle Brocche nella data [p. 236 modifica]del 19 settembre 14058 per le spese necessarie a fabbricare monete per Verona, ed all’aumento di salario al maestro Marco da Sesto9 (29 settembre 1405) perchè incida gli stampi delle monete da coniarsi in zecca per Verona e Vicenza. Ora tre monete vengono nominate in quel conto; la prima d’argento, che non può essere se non il mezzanino di cui abbiamo parlato poc’anzi; la seconda è un quattrino, di cui non conosciamo l’esistenza e che probabilmente non fu coniato, perchè non è nominato nei decreti surriferiti; la terza è il piccolo, e cioè quella monetina che nel diritto porta la croce perlata a lunghe braccia, che divide a due a due le lettere dell’iscrizione col nome del doge, e nel rovescio una testina di S. Marco colle solite parole S. MARCVS VENET. Per l’aspetto e per il peso essa corrisponde a quella indicata nel decreto 14 febbrajo 1405, perchè ha lo stesso colore del metallo dei torneselli e pesa poco meno di 6 grani veneti, che è quanto si ottiene dividendo per 770 i 4608 grani che compongono la marca.

Il valore di un soldo veronese dato al mezzanino risorto nella zecca di Venezia è anche confermato da un altro interessante decreto del 13 maggio 141010 nel quale si stabiliscono i valori proporzionali fra le monete veneziane, le imperiali e quelle estere che correvano nella parte della Lombardia appartenente a Venezia, e nel quale, in mezzo alle varie monete enumerate, si trova Mezaninus venetus, sive soldus de Verona. In questa tariffa, in cui si determinano i prezzi delle monete in circolazione nella Lombardia veneta, si attribuisce alla lira imperiale propria di quella regione, un valore doppio della lira veneziana. Tale rapporto si conservò costante, e troviamo menzione anche nel secolo XVI11 di una lira bresciana uguale a due lire venete.

Abbiamo di questo tempo una monetina d’argento, coniata per Zara e Dalmazia, che ha stuzzicato la curiosità dei [p. 237 modifica]numismatici per il suo valore e per lo stemma che vi è raffigurato; ma essa va collocata in un capitolo speciale dedicato alle monete anonime, che, mancando della data e del nome del doge, non possono sempre con sicurezza essere attribuite ad un principe piuttosto che ad un altro.

Venezia nel 1404 acquistava il possesso di Scutari nell’Albania, dove esisteva già una zecca, che continuò a battere monete secondo i sistemi monetari ed i tipi locali, con S. Stefano protettore della città da un lato e dall’altro il leone in soldo colla iscrizione S. MARCVS VENETIARVM. Lazari, nel suo lavoro sulle monete dei possedimenti, dubitava della esistenza di quella officina e riteneva lavorate a Cattaro le monete col nome di Scutari, ma alcuni documenti, rinvenuti più tardi dimostrano chiaramente che la zecca di Scutari lavorò per ordine del Senato sino alla metà del secolo XIV.

Non è mia intenzione di occuparmi per ora della zecca di Scutari, nè di quella che ebbe Cattaro, venuta in possesso dei veneziani nel 1420; forse, potranno esse dare argomento ad appendici speciali, che saranno non inutile complemento allo studio delle monete della zecca di Venezia.


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MONETE DI MICHELE STENO


1 — Ducato. Oro, titolo 1.000: peso grani veneti 68 52/67 (grammi 3.559).

         D/ S. Marco porge il vessillo al doge MIChAEL · STEN · lungo l’asta DVX, dietro il Santo · S · M · VENETI

         R/ Il Redentore benedicente in un’aureola elittica cosparsa di stelle, quattro a sinistra, cinque a destra · SIT · T · XPE · DAT- · Q’ TV REGIS · ISTE · DVCAT/

Tav. XIII, n.° 12.

2 — Grosso, terzo tipo. Argento, titolo 0.952: peso grani veneti 35 17/100 (grammi 1.820) e grani veneti 33 88/100 (grammi 1.753), legge 10 maggio 1407.

         D/ S. Marco porge il vessillo al doge; nel campo due stelle fra le figure e l’iscrizione, dietro il doge MIChAEL · STEN’, lungo l’asta DVX, a destra · S · M · VENETI ·

         R/ Il Redentore in trono
       · + · TIBI · LAVS ·        · 7 · GLORIA ·

Tav. XIII, n.° 13.

3 — Soldino. Argento, titolo 0.952: peso grani veneti 8 79/100 (grammi 0.454) e grani veneti 8 47/100 (grammi 0.438), legge 10 maggio 1407.

         D/ II doge in piedi tiene con ambe le mani il vessillo + MIChAEL · STEN’ DVX, nel campo dietro il doge l’iniziale del massaro, sormontata da una stella di sei raggi.

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         R/ Leone accosciato che tiene tra le zampe anteriori il vangelo, + · S · MARCVS · VENETI ·

Tav. XIII, n.° 14

Iniziali dei massari C D F M OZ P £

4. — Piccolo, o denaro. Mistura, titolo 0.111: peso grani veneti 4 80/100 (grammi 0.248): scodellato.

         D/ Croce in un cerchio + · MI TE · DVX ·

         R/ Croce in un cerchio + · · MARCV ·

Tav. XIV, n.° 1

Un esemplare di questo piccolo conservato nel Museo Bottacin ha nella parte concava (rovescio) le traccio incuse dell’impressione del diritto.

5. — Mezzanino, o soldo per Verona e Vicenza. Argento, titolo 0.952: peso grani veneti 11 72/100 (grammi 0.606).

         D/ A sinistra S. Marco in piedi, vestito di abiti sacerdotali, colla testa di 3/4 si volge a destra e riceve dal doge in piedi un cereo, che questi porge con ambe le mani. Nel campo, sotto il cereo, l’iniziale del massaro. Dietro il doge · MIC STEN’ in mezzo DVX, dietro il santo S · M · VENE

         R/ Gesù Cristo di fronte, con nimbo di forma greca, sorge dal sepolcro ponendo a terra la gamba destra. È coperto da lunga veste e stringe nella sinistra la croce, nella destra il vessillo che svolazza a sinistra: sul sepolcro sono scolpite quattro croci, attorno · XPE · RES VRESIT ·

Tav. XIV, n.° 2

Iniziale del massaro .

6. — Piccolo, o denaro per Verona e Vicenza. Mistura, titolo 0.111: peso grani veneti 5 98/100 (grammi 0.309).

         D/ Croce a braccia uguali, divise longitudinalmente in tre parti, quella di mezzo perlata, accantonata da quattro anellini: alle estremità delle braccia quattro punti dividono l’iscrizione MI ST E·D VX

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         R/ Testa di S. Marco in un cerchio, attorno
      + · S · M · VENETI ·

Tav. XIV, n.° 3.

7. — Tornesello. Mistura, titolo 0.111: peso grani veneti 14 (grammi 0.724).

         D/ Croce patente + · MIChAEL · STEN’ · DVX ·

         R/ Leone accosciato col vangelo fra le zampe anteriori + VEXILIFER · VENETIA 4 ·

Tav. XIV, n.° 4.



OPERE CHE TRATTANO DELLE MONETE DI MICHELE STENO.

Die Billionsche en ögeualueirde gaudë en siluerë mute etc. — Les monôis d’or et d’argent du billyon et nô èvaluez de plusieurs princes Royaulme pays et villes. — Gedruckt zu Nürmberg, durch Johann vom berg und Ulrich Newber. — XXVI die mensis martii anno M . D . LI, pag. 219.

Het Thresoor oft schat van alle de speciem figuren etc., Tantwerpen 1580, pag. 507.

Santinelli S. — Opera citata, pag. 271, 273 e 274 (disegno pag. 271); ed in Argelati, Parte I, pag. 301.

Bellini V.De monetis Italiæ etc. opera citata, Dissert. I, pag. 104 e 109, n.j XXIV e XXV ed in Argelati, Parte V, pag. 30 t. e 32, n.i XXIV e XXV — Dissert. II, pag. 133 e 135 n.° HI.

(Duval et Fröhlich). — Monnoies en or, etc., opera citata, pag. 276.

Gradenigo G. A. — Indice citato, in Zanetti G. A. Tomo II, pag. 175-176 n.i LXXIV, LXXV, LXXVI, LXXVII e LXXVIII.

Terzi B. — Opera citata, pag. 25-27, tav. I, n.° 10.

Appel J. — Opera citata, Yol. IH, pag. 1126, n.i 3938, 8939 e 3940.

Cicogna E.Delle iscrizioni veneziane, etc. Venezia 1824-53, Volume VI, pag. 76.

Gegerfelt (von) H. G. — Opera citata pag. 9.

Zon A. — Opera citata, pag. 30 e 34.

Schweitzer F. — Opera citata, Vol. II, pag. 25 (298 e 309) e tavola.

Cumano D.r C.Numismatica, articolo citato.

—           — Illustrazione etc., opera citata, pag. 39.
Lazari V. — Opera citata, pag. 71 e 169. [p. 241 modifica]

Kunz C. — Catalogo citato, pag. 9.

Orlandini G. — Catalogo citato, pag. 7.

Biografia dei Dogi — Opera citata Doge LXIII.
Numismatica Veneta

Padovan e Cecchetti. — Opera citata, pag. 19 e 85.

Wachter (von) C. — Opera citata. — Numismatische Zeitschrift, Vol. III, 1871, pag. 228-231 e 254, Vol. V 1875, pag. 206-207.

Schlumberger G. — Opera citata, pag. 473-474.

Padovan V. — Opera citata, edizione 1879, pag. 22-23 e 124. — Archivio Veneto, Tomo XII pag. 102, Tomo XIII pag. 147 e Tomo XXI pag. 136 — terza edizione 1881, pag. 18, 89 e 334.

BOLLA IN ORO DI MICHELE STENO

che si conserva nel Museo Bottacin, appesa ad un diploma in pergamena.

Note

  1. R. Archivio di Stato, Senato, Misti reg. XLVI, c. 150.
  2. Documento XVIII.
  3. R. Archivio di Stato, Senato, Misti reg. LXVI1I, c. 17 tergo.
  4. Documento XIX.
  5. Zanetti G. A. Nuova Raccolta delle Monete etc., opera citata Vol. IV, pag. 343, nota 190. — Piermaria Erbisti Osservazioni sopra le lire e monete veronesi, Argelati F. Parte II, pag. 46, — Mariani Tariffa perpetua, Venezia, Rampazzetto 1567.
  6. Documento XIX.
  7. Idem.
  8. R. Archivio di Stato, Capitolare delle Brocche, carte 14 tergo,
  9.                    ivi                                ivi                            »             »
  10. Documento XX.
  11. Mariani Giovanni, Tariffa citata.