Le faccenne der Papa

Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Le faccenne der Papa Intestazione 3 ottobre 2024 75% Da definire

Li pericoli der Papato L'arberone
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LE FACCENNE[1] DER PAPA.

     Fra ttanti sturbi, er Papa s’è anniscosto
Ner Palazzo-der-Papa, e llà in giardino
Spasseggia, fischia, e ppoi ruzza[2] un tantino
Cór un prelato suo garbàt’ e ttosto.[3]

     Lo porta a un gioco-d’acqua accost’accosto,
E tte lo fà abbaggnà ccome un purcino;
E arriva ar punto de mettejje[4] infino
Drent’in zaccoccia li pollastri arrosto.

     De le vorte[5] lo pijja sott’ar braccio,
Poi je fa la scianchetta,[6] e, ppoverello,
Je leva er piommo[7] e jje fa ddà un bottaccio.[8]

     Accusì er Papa se[9] diverte; e cquello
S’ammaschera da tonto[10] e ffa er pajjaccio,
Pe’ mmerità l’onore der cappello.[11]

15 gennaio 1834.

Note

  1. Faccende.
  2. Scherza.
  3. Garbato e tosto: modo schernitivo o di celia. — Questo prelato garbato e tosto è monsignor Soglia, Elemosiniere SSmo. [V. il sonetto precedente.]
  4. Di mettergli.
  5. Alle volte: talvolta.
  6. Gli fa la cianchetta, la gambetta. Far la gambetta è “interporre una propria gamba fra le altrui nel momento del moto, onde farlo inciampare.„
  7. Gli leva l’appiombo.
  8. Gli fa dare (fare) una caduta.
  9. Si.
  10. Affetta il semplice.
  11. [E l’ebbe infatti nel concistoro del 18 febbraio 1839.]