Le faccenne der Papa
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LE FACCENNE1 DER PAPA.
Fra ttanti sturbi, er Papa s’è anniscosto
Ner Palazzo-der-Papa, e llà in giardino
Spasseggia, fischia, e ppoi ruzza2 un tantino
Cór un prelato suo garbàt’ e ttosto.3
Lo porta a un gioco-d’acqua accost’accosto,
E tte lo fà abbaggnà ccome un purcino;
E arriva ar punto de mettejje4 infino
Drent’in zaccoccia li pollastri arrosto.
De le vorte5 lo pijja sott’ar braccio,
Poi je fa la scianchetta,6 e, ppoverello,
Je leva er piommo7 e jje fa ddà un bottaccio.8
Accusì er Papa se9 diverte; e cquello
S’ammaschera da tonto10 e ffa er pajjaccio,
Pe’ mmerità l’onore der cappello.11
15 gennaio 1834.
Note
- ↑ Faccende.
- ↑ Scherza.
- ↑ Garbato e tosto: modo schernitivo o di celia. — Questo prelato garbato e tosto è monsignor Soglia, Elemosiniere SSmo. [V. il sonetto precedente.]
- ↑ Di mettergli.
- ↑ Alle volte: talvolta.
- ↑ Gli fa la cianchetta, la gambetta. Far la gambetta è “interporre una propria gamba fra le altrui nel momento del moto, onde farlo inciampare.„
- ↑ Gli leva l’appiombo.
- ↑ Gli fa dare (fare) una caduta.
- ↑ Si.
- ↑ Affetta il semplice.
- ↑ [E l’ebbe infatti nel concistoro del 18 febbraio 1839.]