Le cento novelle antiche/Novella XXX
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Qui conta come uno cavaliere di Lombardia dispese il suo.
NOVELLA XXX.
Uno cavaliere di Lombardia era molto amico dello ’mperadore Federigo, et avea nome G., il quale non avea reda niuna; bene avea gente di suo legnaggio. Puosesi in cuore di voler tutto dispendere alla vita sua, sì che non rimanesse il suo dopo lui. Istimò quanto potesse vivere, e soprappuosesi bene anni dieci. Ma tanto non si soprappuose, che dispendendo e scialacquando il suo, li anni sopravvennero, e soperchiolli tempo, e rimase povero, che avea tutto dispeso. Puosesi mente nel povero stato suo, e ricordossi dello ’mperadore Federigo che grande amistade avea con lui, e nella sua corte molto avea dispeso e donato. Propuosesi d’andare a lui, credendo che l’accogliesse a grandissimo amore. Andò allo ’mperadore, e fu dinanzi da lui. Domandò chi e’ fosse, tutto che bene lo conoscea. Quelli li raccontò suo nome. Domandò di suo stato. Contò lo cavaliere come li era incontrato, e come il tempo li era soperchiato. Lo ’mperadore rispose: esci di mia corte, e sotto pena della vita non venire in mia forza: imperò che tu se’ quelli che non volei che dopo i tuoi anni niuno avesse bene.