Le avventure di Saffo/Proemio
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LE AVVENTURE
DI SAFFO,
POETESSA DI MITILENE.
PROEMIO
La invocazione dubbiosa.
Sogliono i poeti invocare le muse nel principio delle opere loro, chiamando in soccorso del proprio ingegno le intelligenze superiori, quasi fosse la poesia un volo più remoto del consueto slancio a cui arrivi la mente umana. Se lodevole cosa e degna d’animo religioso è da tutti stimata il ricorrere agli Dei in ogni azione; non vi sarà per certo, ingegno così temerario che ardisca disapprovare tal costume anche fra’ poeti; che anzi io, non senza ammirazione, volgo in Atene
gli occhi alle statue di Omero, le quali me lo presentano colla bocca socchiusa, e le pupille quantunque prive per sempre della preziosa luce dell’empireo, pure in alto rivolte in modo che fralle tenebre della misera cecità sembra che ricerchi la sua musa, e quasi ascolto uscire dalle di lui labbra l’armonioso verso, con cui dà principio alla divina Iliade.
- Narra d’Achille o Dea l’ira funesta.
Mirabil mano, e più mirabile ingegno (io meco stesso esclamo talvolta, quando m’incontro nel portico dell’areopago colla statua di questo maraviglioso poeta sculta da Fidia) ecco riunite in un punto le memorie del più felice stile, e del più industre scalpello! nè so qual maggior stupore mi diletti, o quello che infonde la viva immagine di tal uomo, che è rimasto immortale ne’ suoi scritti, o quello che mi deriva dall’incomprensibile artifizio, con cui Fidia trasmise l’anima sua ad un masso di fredda ed insensibil pietra staccata dalle rocche infeconde di Paros.
Ma qual Nume potrò io invocare? Le muse sono vergini occupate o in canti purissimi, o in celesti contemplazioni, ed io mi propongo di narrare i tristi casi di un amore profano. Temerei adunque, con verisimile congettura, di offendere la innocenza loro, se le pregassi di concorrere a tale opera non degna di sorelle così caste, che vivendo immortali ed in perpetua giovinezza col più bel Dio del cielo, il biondo Apollo eternamente pubere, ascoltano la soave melodía della seducente lira, accompagnata dal nobile sorriso della bocca divina, e dallo sguardo trionfale di quegli occhi, innanzi a’ quali fuggono le tenebre, senza che giammai il concorso di così pericolose lusinghe abbia nel loro core eccitato alcuno di que’ desiderj, i quali così spesso Venere infonde nell’animo delle vergini mortali. Oh voi beate veramente, il di cui festevole canto non interruppero mai i tristi lamenti di un amore deluso!
Che se taluno immaginasse non sia opportuna la invocazion delle muse in quest’opera, perchè non poetica, ma istorica, potrà considerare, che tutte le discipline appartengono a quelle vergini, fra le quali Clio è speciale protettrice degli storici scrittori, E forse ancora nel decorso di queste avventure vedrà taluno, che quantunque veridiche, hanno l’apparenza, perchè maravigliose, di poetica immaginazione. Se però il mio argomento fosse totalmente celeste e religioso, rivolgerei in alto il mio pensiero; ma poichè egli è rivolto alla terra, trattando di un misero e sconsigliato amore, non è conveniente ch’io turbi il consesso de’ Numi intento al governo del mondo, pregandoli di porgere l’orecchie piene di celeste melodía, al basso argomento di uno stile profano.
Così determinai fra me stesso, mentre dubbioso e tacito passeggiava nell’atrio di Minerva in Atene, mosso dal desiderio di esporre con ordinata narrazione quegli acerbi casi della misera Saffo, che hanno eccitato nella posterità altrettanta compassione, quanta è la maraviglia, con cui vengono lette le di lei poetiche opere, sparse con tanta fama in tutta la Grecia.