Le aureole/Sonetto della neve
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Sergio Corazzini - Le aureole (1905)
Sonetto della neve
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Nulla più triste di quell’orto era,
nulla più tetro di quel cielo morto
che disfaceva per il nudo orto
l’anima sua bianchissima e leggera.
5Maternamente coronò la sera
l’offerta pura e il muto cuore assorto
in ricevere il tenero conforto
quasi nova fiorisse primavera.
Ma poi che l’alba insidiò co’ ’l lieve
10gesto la notte e, per l’usata via,
sorrisa venne di sua luce chiara,
parve celato come in una bara
l’orto sopito di melanconia
nella tetra dolcezza della neve.