Le aureole/La finestra aperta sul mare
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a Francesco Serafini
Non rammento. Io la vidi
aperta sul mare,
come un occhio a guardare,
coronata di nidi.
5Ma non so né dove, né quando,
mi apparve; tenebrosa
come il cuore di un usuraio,
canora come l’anima
di un fanciullo. Era
10la finestra di una torre in mezzo al mare, desolata
terribile nel crepuscolo,
spaventosa nella notte,
triste cancellatura
nella chiarità dell’alba.
15Le antichissime sale morivano
di noia: solamente l’eco delle gavotte,
ballate in tempi lontani
da piccole folli signore incipriate,
le confortava un poco.
20Qualche gufo co’ i tristi
occhi, dall’alto nido
scricchiolante incantava
l’ombra vergine di stelle.
E non c’era più nessuno
25da tanti anni, nella torre,
come nel mio cuore.
Sotto la polvere ancora,
un odore appassito, indefinito,
esalavano le cose,
30come se le ultime rose
dell’ultima lontana primavera
fossero tutte morte
in quella torre triste, in una sera triste.
E lacrimava per i soffitti
35pallidi, il cielo, talvolta
sopra lo sfacelo delle cose.
Lacrimava dolcemente
quietamente per ore
e ore, come un piccolo fanciullo malato.
40Dopo, per la finestra
veniva il sole, e il mare,
sotto, cantava.
Cantava l’azzurro amante,
cingendo la torre tristissima
45di tenerezze improvvise,
e il canto del titano
aveva dolcezze, sconforti,
malinconie, tristezze
profonde, nostalgie
50terribili... Ed egli le offriva i suoi morti,
tutte le navi infrante,
naufragate lontano.
Una sera per la malinconia
di un cielo che invano
55chiamava da ore e ore
le stelle, volarono via
con il cuore
pieno di tremore
le ultime rondini e a poco
60a poco nel mare
caddero i nidi: un giorno
non vi fu più nulla intorno
alla finestra. Allora
qualche cosa tremò
65si spezzò
nella torre e, quasi
in un inginocchiarsi lento
di rassegnazione
davanti al grigio altare
70dell’aurora,
la torre
si donò al mare.