Le Ricordanze (Rapisardi 1894)/Parte terza/Fior di pensiero
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FIOR DI PENSIERO
Perchè gira la sorte
La capricciosa ruota,
E la vita e la morte
N’è pienamente ignota,
Forse dal sen dovrei
Fugar la speme e l’auree
Larve de’ sogni miei?
Forse, perchè non ride
D’amor l’alba ventura,
E il lieto occhio si oscura
Delle fortune infide,
Sprezzar devo i fugaci
Giorni, in che Amore instabile
Mi consentì i suoi baci?
Due tessitrici strane,
Lina, se ancor noi sai,
Fan stridere i telai
Delle venture umane;
E, sia vil saja od ostro,
Tutto fra’ loro pettini
Si ordisce il viver nostro.
L’una con mesto sguardo
E con trepida mano
Volge l’ordito arcano
Attorno al subbio tardo;
Mentre la spola snella
Stanca, ed arguta all’aere
Canta la sua sorella.
Sempre ridente, inqueta
Questa l’ordigno infiora;
L’altra pensosa ognora
Se piange o se si allieta:
L’una procace e scaltra
È la Speranza immemore,
La pia Memoria è l’altra.
Or, se così tessuta
La nostra vita è tale,
Che per desio mortale
Norma e destin non muta,
Come obliar poss’io,
Lina, i tuoi baci e il candido
Tempo del viver mio?
Ben della speme, è vero,
Oggi non odo il canto,
Né amor con altro incanto
Fiorisce il mio sentiero;
Ma il cor, se d’altro è schivo,
Come in gentil refugio
Ne’ tuoi ricordi è vivo.
O alate ore, o pensose
Notti di luna, o canti
Vaghi, o sorrisi e pianti
Strani, o sogni di rose,
O dolci sdegni, o paci,
O concenti ineffabili
Di musiche e di baci,
E chi oscurar può mai
Il vostro roseo lume?
Qual tempo mai, qual nume?
Lina, nè tu il potrai.
Ben tu del vario ingegno
Potrai con l’ala insorgere
A più superbo segno;
Potrai col piccioletto
Cor di vate e di maga,
Mal d’ogni cosa paga,
Scorrere ad altro objètto;
Io, quando pure agogni
Nuove beltà, con l’anima
Benedirò quei sogni!