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Due tessitrici strane,
     Lina, se ancor noi sai,
     Fan stridere i telai
     Delle venture umane;
     E, sia vil saja od ostro,
     Tutto fra’ loro pettini
     Si ordisce il viver nostro.

L’una con mesto sguardo
     E con trepida mano
     Volge l’ordito arcano
     Attorno al subbio tardo;
     Mentre la spola snella
     Stanca, ed arguta all’aere
     Canta la sua sorella.

Sempre ridente, inqueta
     Questa l’ordigno infiora;
     L’altra pensosa ognora
     Se piange o se si allieta:
     L’una procace e scaltra
     È la Speranza immemore,
     La pia Memoria è l’altra.