Le Mille ed una Notti/Storia del re Bakhtzeman

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Storia del re Dadbin o della virtuosa Aroa Storia del re Khadidan
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STORIA DEL RE BAKHTZEMAN.


«Il giovane continuò così: — Sire, il re Bakhtzeman, orgoglioso della sua potenza e dello splendore che lo circondava, credeva aver nulla a temere dall’incostanza della fortuna e dalla fragilità delle umane cose; pieno di fiducia nelle proprie forze, non pensava ad implorare nelle sue intraprese il soccorso del cielo; signoreggiato dalle passioni, affidava al suo visir la cura degli affari, viveva nella mollezza, e abbandonavasi intieramente alla gioia ed ai piaceri.

«Uno dei re vicini, approfittando di quella condotta, si gettò sur una delle province dell’impero e se ne impadronì. Il gran visir, partecipando quest’avvenimento a Bakhtzeman, gli dimostrava qualche inquietudine sulle conseguenze che poteva avere. — Fate avanzare tutti i miei guerrieri da quella parte,» gli disse il re fiducioso; «assoldatene altri, se avvene bisogno; ponete numerose guarnigioni nelle fortezze; incoraggiate i soldati con premi; cercate di corrompere quelli del nemico. Io posseggo immensi tesori, voi potete prendere tutto il denaro di cui avrete d’uopo per la difesa dell’impero.

«— Sire,» replicò il visir, «io non ho trascurato nessuno dei mezzi che la prudenza umana può suggerire; ma essi non riescono sempre; Dio è il padrone [p. 288 modifica] degli avvenimenti, e solo può accordare la vittoria: bisogna che vostra maestà ricorra a lui, e ne implori l’assistenza. —

«Bakhtzeman non pose attenzione a que’ saggi consigli. Il nemico trionfò di tutti gli ostacoli, e l’orgoglioso fu costretto a fuggire. Si ritirò presso un alleato, e gli chiese soccorso per rientrare nei propri stati. Quel re generoso gli diede una grossa somma di denaro e numerose truppe. Bakhtzeman se ne rallegrò, e disse fra sé:— Con tali forze, io non posso a meno di trionfare. —

«Pieno di tal fiducia, Bakhtzeman corre incontro al nemico; ma la vittoria si dichiara nuovamente favorevole all’usurpatore: l'esercito dell’orgoglioso fu sbaragliato, ed anch’egli era perduto, se non fosse stata la celerità ed il vigore del suo cavallo, il quale, varcato a nuoto un fiume larghissimo che si trovava sul di lui cammino, lo trasse felicemente all’opposta riva.

«Non lungi da quel fiume eravi una popolosa città difesa da un castello ben fortificato. Apparteneva essa al re Khadidan. Il real fuggitivo si recò alla sua corte, e si fece annunziare per un ufficiale versato nell’arte della guerra, che domandava di servire nel di lui esercito. Khadidan si sentì, vedendolo, mosso in suo favore. Lo accolse onorevolmente, e gli diede un impiego distinto. Poco dopo, gli si affezionò maggiormente, e colmollo di onorificenze e di doni. Bakhtzeman sarebbe stato felice, se non avesse potuto pensarci a ciò ch’era stato, ed obliare la perdita del regno.

«Khadidan ebbe in quel tempo da sostener guerra contro un vicino. Mise in campo un formidabile esercito, s’armò egli stesso da capo a piedi, prese la lancia e si pose alla testa delle sue truppe. Aveva affidato a Bakhtzeman il comando dell’avanguardia. Venuti alle prese col nemico, Khadidan e Bakhtzeman [p. 289 modifica] si condussero da duci sperimentati, e fecero prodigi di valore. Gli ufficiali ed i soldati, animati dal loro esempio, mostrarono un coraggio ed un’intrepidezza straordinaria: l’avversario fu interamente sconfitto e disperso.»


NOTTE CDLV


— «Bakhtzeman, dopo la battaglia, portava alle stelle le gesta di Khadidan, ed il coraggio mostrato esponendosi al pericolo come un semplice guerriero.

— Sire,» gli diceva, «con tanto valore e tanta perizia, secondato da tali truppe, voi siete sicuro di trionfare di tutti i vostri nemici. — Come,» rispose Khadidan, «ti vanti d’essere istruito e sperimentato, e credi che la vittoria dipenda dal numero o dal valore degli uomini?

«— Sì, sire,» rispose il re detronizzato, «questa fu sempre la mia opinione.

«— T’inganni a partito,» riprese con vivacità Khadidan; «sventura, tre volte sventura a chiunque ripone fiducia in tutt’altri che in Dio! L’esercito più numeroso e formidabile, non è in apparenza che un pomposo apparato, un treno imponente, cui dissipa il soffio di Colui che solo può dar la vittoria. Al pari di te, io credetti alcun tempo che il successo dipendeva dagli uomini; ma l’esperienza m’ha insegnato il contrario. Ascolta la mia storia, e riconosci il tuo errore.