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degli avvenimenti, e solo può accordare la vittoria: bisogna che vostra maestà ricorra a lui, e ne implori l’assistenza. —

«Bakhtzeman non pose attenzione a que’ saggi consigli. Il nemico trionfò di tutti gli ostacoli, e l’orgoglioso fu costretto a fuggire. Si ritirò presso un alleato, e gli chiese soccorso per rientrare nei propri stati. Quel re generoso gli diede una grossa somma di denaro e numerose truppe. Bakhtzeman se ne rallegrò, e disse fra sé:— Con tali forze, io non posso a meno di trionfare. —

«Pieno di tal fiducia, Bakhtzeman corre incontro al nemico; ma la vittoria si dichiara nuovamente favorevole all’usurpatore: l'esercito dell’orgoglioso fu sbaragliato, ed anch’egli era perduto, se non fosse stata la celerità ed il vigore del suo cavallo, il quale, varcato a nuoto un fiume larghissimo che si trovava sul di lui cammino, lo trasse felicemente all’opposta riva.

«Non lungi da quel fiume eravi una popolosa città difesa da un castello ben fortificato. Apparteneva essa al re Khadidan. Il real fuggitivo si recò alla sua corte, e si fece annunziare per un ufficiale versato nell’arte della guerra, che domandava di servire nel di lui esercito. Khadidan si sentì, vedendolo, mosso in suo favore. Lo accolse onorevolmente, e gli diede un impiego distinto. Poco dopo, gli si affezionò maggiormente, e colmollo di onorificenze e di doni. Bakhtzeman sarebbe stato felice, se non avesse potuto pensarci a ciò ch’era stato, ed obliare la perdita del regno.

«Khadidan ebbe in quel tempo da sostener guerra contro un vicino. Mise in campo un formidabile esercito, s’armò egli stesso da capo a piedi, prese la lancia e si pose alla testa delle sue truppe. Aveva affidato a Bakhtzeman il comando dell’avanguardia. Venuti alle prese col nemico, Khadidan e Bakhtzeman