Le Laude (1930)/II. De la beata Vergine Maria
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De la beata Vergine Maria
O Vergen piú che femina, — santa Maria beata.
Piú che femina, dico: — on’om nasce nemico;
per la Scrittura splico, — nant’èi santa che nata,
stando en ventre chiusa. — Puoi l’alma, ce fo enfusa:
5potenza virtuusa — si t’ha santificata.
La divina onzione — si te santificarne,
d’omne contagione — remaneste illibata.
L’original peccato — ch’Adam ha semenato,-
9omn’om con quel è nato: — tu se’da quel mondata,
Nullo peccato mortale — en tuo voler non sale,
e da lo veniale — tu sola emmaculata.
Secondo questa rima — tu se’ la vergen prima,
13sopre l’altre soblima; — tu l’hai emprima votata
la tua vergenetate, — sopr’omne umanetate
ch’en tanta puritate — mai fosse conservata.
L’umilitá profonda — che nel tuo cor abonda,
17lo cielo se sprofonda — d’esserne salutata.
Virgineo proposito — en sacramento ascondito,
marito piglia incognito, — che non fosse enfamata.
L’alto messo onorato — da ciel te fo mandato,
21lo cor fu paventato — de la sua annunziata:
— Conceperai tu figlio, — sera senza simiglio,
se tu assenti al consiglio — de questa mia ambasciata. —
O Vergen, non tardare — al suo detto assentare;
25‘la gente sta chiamare — che per te sia aiutata:
— Aiutane, Madonna: — ca’l mondo se sperfonna,
se tarde la responna — che non sia avivacciata. —
Puoi che consentisti, — lo figliol concepisti,
29Cristo amoroso desti — a la gente dannata.
Lo mondo n’è stupito: — conceper per audito,
lo corpo star polito — a non essere toccata;
sopr’omne uso e ragione, — aver concezione,
33 senza corruzione — femena gravedata;
sopre ragione ed arte, — senza sementa latte:
tu sola n’hai le carte — e sènne fecondata.
O pregna senza semina, — non fu mai fatt’en femina
37 tu sola sine crimina, — null’altra n’è trovata.
Lo verbo creans omnia — vestito è’n te, Virginia,
non lassando sua solia, — divinitá encarnata.
Maria porta Dio omo, — ciascun serva’l suo conio;
41 portando si gran somo — e non essere gravata.
O parto enaudito, — lo fígliol partorito
entro del ventre uscito — de matre segellata!
A non romper sogello — nato lo fígliol bello,
45 lassando lo suo castello — con la porta serrata!
Non siria convegnenza — la divina potenza
facesse violenza — en sua cas’albergata.
O Maria, co facivi — quando tu lo vidi vi?
49 or co non te morivi — de l’amore afocata?
Co non te consumavi — quando tu lo guardavi,
ché Dio ce contemplavi — en quella carne velata?
Quand’esso te sugea, — l’amor co te facea,
53 la smesuranza sea — esser da te lattata?
Quand’esso te chiamava — e mate te vocava,
co non te consumava, — mate di Dio vocata?
O Madonna, quigli atti — che tu avev’en quigl fatti,
57 quigl’enfocati tratti — la lengua m’han mozzata:
Quando’l penser me struge, — co fai quando te suge
lo lacremar non fuge — d’amor che t’ha legata.
O cor salamandrato — de viver si enfocato,
61 co non t’ha consumato — la piena enamorata?
Lo don della fortezza — t’ha data stabilezza
portar tanta dolcezza — ne l’anema enfocata!
L’umilitate sua — embastardio la *:ua,
65 ch’ogn’altra me par frua — se non la sua sguardata.
Ché tu salist’en gloria, — esso sces’en miseria;
or quigna conveneria — ha enseme sta vergata?
La sua umilitate — prender umanitate,
69par superbietate — on’altra ch’è pensata.
Accurrite, accurrite, — gente; co non venite?
vita eterna vedite — con la fascia legata.
Venitel a pigliare, — che non ne può mucciare,
72ché deggi arcomperare — la gente desperata.