Le Laude (1915)/XL. Como li angeli domandano a Cristo la cagione de la sua peregrinazione nel mondo

XL. Como li angeli domandano a Cristo la cagione de la sua peregrinazione nel mondo

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XL. Como li angeli domandano a Cristo la cagione de la sua peregrinazione nel mondo
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XL

Como li angeli domandano a Cristo
la cagione de la sua peregrinazione nel mondo

     — O Cristo onnipotente, — dove se’ enviato?
perché peligrinato — ve sete messo ad andare?
     Molto me maraviglio — de questa vostra andata,
persona tanto altissima — metterse a desperata;
non ne se’ stata usata — de volere penare.
     — Lo divino consiglio — sí ha deliberato
ch’io venga nel mondo — ad om ch’è desformato,
e facciace parentato, — ch’io l’ho preso ad amare.
     — Que oporto t’ha l’omo — per cui vai fatiganno?
Ène da te fugito, — a te non torna danno;
déi pagar gran banno. — non lo può satisfare.
     — Tutto lo debito c’hane — io sí lo pagheraggio,
ed entra Dio e l’uomo — pace sí metteraggio,
e sí la firmaraggio — che non se deggia guastare.
     — Como porrai far pace — fra Dio e l’om mondano,
ché l’omo vol esser Dio — e Dio vol l’om sottano?
E questo è tal trano — che nul om pò placare.
     — S’io me faccio omo, — omo ha suo entendimento
ed, en quanto omo, — a Dio farò suiacemento;
farocce giognemento — ciascun suo consolare.
     — Ecco che vien nel mondo, — como vorrai venire?
buon è che l’om lo saccia; — facciatelo bannire,
ché se possa sentire — como lo vol sanare.
     — Io l’ho fatto bannire — ch’ogn’om venga a la scola;
la divina scienzia — ensegnar aggio gran gola;
e questa è la cagion sola — che l’om voglio amaestrare.

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     — En prima de la scola, — se ve piace, dicete;
ove verrá la gente — a l’albergo ch’avete:
bon è che glie narrete, — ché lo possa trovare.
     — El nome del mio albergo — di’ che è umilitate;
omo che vol venire, — trovame en veritate;
e le spese dicete — che tutte le voglio fare.
     — Ancora me dicete — qual legerite arte;
manda per tutto ’l mondo — che se leggan tue carte;
vengan poi d’onne parte — a la scola a ’mparare.
     — Io ensegno amare, — e questa è l’arte mia;
ed omo che la ’mprende, — con Dio fa compagnia;
se nol perde a follia, — con lui sta a delettare.
     — Ed omo che non ha libro — como porrá emprendere?
Ancor non l’audii — ch’om lo trovasse a vendere;
rascion porramo ostendere — per nostra scusa mostrare.
     — Io son libro de vita — segnato de sette signi;
poi ch’io siraggio aperto, — troverai cinque migni,
son de sangue vermigni — ove porran studiare.
     — Forsa quella scrittura — ha sí forte construtto,
che non la porria entendere — chi non fosse ben instrutto;
staría tutto derutto — a non potendo pro fare.
     — ’Nante è la scrittura — che omne studiante
si ce pò ben legere — e proficere enante;
notace l’alifante — e l’aino ce pò pedovare.