Le Laude (1915)/XCV. Altro cantico nel quale pur se parla de anichilazione e trasformazione

XCV. Altro cantico nel quale pur se parla de anichilazione e trasformazione

../XCIV. Como l'onore e la vergogna contendono insieme ../XCVI. Excusazione che fa el peccatore a Dio de non poter far la penitenzia a la quale da lui è confortato IncludiIntestazione 1 marzo 2022 100% Da definire

XCV. Altro cantico nel quale pur se parla de anichilazione e trasformazione
XCIV. Como l'onore e la vergogna contendono insieme XCVI. Excusazione che fa el peccatore a Dio de non poter far la penitenzia a la quale da lui è confortato

[p. 234 modifica]

XCV

Altro cantico nel quale pur se parla de anichilazione
e trasformazione, come nella xcii lauda de sopra
posta. Ed in due stanzie de questa appare defetto.

     Que farai, morte mia, — che perderai la vita?
Guerra infinita — sirá tuo cuor demorare.
     Or que farai, morte mia, — che perderai la vita?
Se io t’aggio nutrita — io me ne pento;
e poi la morte non tornai a vita, — guerra infinita
sí t’arepresento; — però taccio ed assento,
quel che voglio non faccio — e quel che voglio desfaccio;
la lengua ne taccio — co omo obstinato.
     Non enante la morte — se trova la vita;
oimè! te vita — porríate trovare;
ma po’ la morte — se truova la vita,
ma perde la vita — cotal demorare;
elato me pare — cotal exercire,
non può pervenire — a lo infinito stato.
     Oimè! — ed io per te vo te fugendo,
parlando tazo, — lassando allazo,
dentro a la pelle — sta lo encreato.
     Oimè! la tua pelle — è tanto rotta,
che dentro non può stare; — or facciamo che sia morta,
la vita sua fori a lo scorticare — per fede te convien passare,
e desperanza trovare — del bene e del male
esser scortecato.
     Dentro a lo scortecato s’è remesso — colui che vo cercanno,
or faciam che sia quesso — voler morir per non vivere entanno;

par molto cosa dura — la morte e la vita far una,
mozzare onne figura — e non posseder nullo aspetto.

[p. 235 modifica]

     Mozzata onne figura — de lo suo iudicato,
cacciato onne sospetto — de lo suo principato,
negato el suo volere — como non fusse nato,
omo anichilato — vive nel suo avetare.
     El mio avetare è quesso — de sotto a onnecovelle
e so en tal luoco messo — ben ne dirò le novelle,
non sa fin ca ne stende, — agiogne en onne luoco,
e questo molto par poco — a chi non l’ha comparato.
     Dentro a lo comparato s’è remesso — colui che s’è venduto,
or facciam che sia quesso — voler morir per render lo tributo;

e questa è la cagione, — per retribuzione
a terzo dine serai resuscitato.
     Resuscitato, pareme morire, — en mente e ’n atto
vergogna non fugire, — ed ad onore non so tratto,
piacere e despiacere, — non far con nullo patto,
desperato tragiatto — al viso1 ioco ha passato.
     Passa fede e speranza — la credenza del certo,
la caritate unisce, — spogliase ne l’affetto,
cacciato onne volere, — mozzato onne sospetto,
non ci ha trovato aspetto — el vero trasformato.
     Trasformato la imagine — de Dio la simiglianza,
ha pensato e postose — de non far mai piú fallanza,
li angeli de cielo sguardano — en questa simiglianza,
presi da l’abundanza — de l’omo ch’è reformato.
     Reformato nell’essere — de la virtú creata,
trasformata ne l’essere — envisibile encreata,
visibile invisibile — non nobile avilare,
el suo vilare — per nobile avilato.
     Quello che è non se può dire, — puòse dire quel che non è;
lo dir vero si è mentire, — lo mentire è quello che è;
ed è tanto alto quello che è, — non ha forma né mesura;
e fuor de la imaginatura, — ché non me ci ho trovato.

  1. Una lacuna nel testo [Ed.].