Le Laude (1915)/XCIII. Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Iesù Cristo

XCIII. Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Iesù Cristo

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XCIII. Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Iesù Cristo
XCII. Como per la ferma fede e speranza de perviene a triplice stato de nichilità XCIV. Como l'onore e la vergogna contendono insieme

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XCIII

Pianto de la Madonna
de la passione del figliolo Iesú Cristo

     Donna del paradiso, — lo tuo figliolo è preso,
Iesú Cristo beato.
     Accurre, donna, e vide — che la gente l’allide!
credo che llo s’occide, — tanto l’on flagellato.
     — Como esser porría — che non fece mai follia,
Cristo, la spene mia, — omo l’avesse pigliato?
     — Madonna, egli è traduto, — Iuda sí l’ha venduto,
trenta denari n’ha ’vuto, — fatto n’ha gran mercato.
     — Succuri, Magdalena,— gionta m’è adosso piena!
Cristo figlio se mena, — como m’è annunziato.
     — Succurri, Madonna, aiuta! — ch’al tuo figlio se sputa
e la gente lo muta, — hanlo dato a Pilato.
     — O Pilato, non fare — lo figlio mio tormentare,
ch’io te posso mostrare — como a torto è accusato.
     — Crucifige, crucifige! — Omo che se fa rege,
secondo nostra lege, — contradice al senato.
     — Priego che m’entendáti, — nel mio dolor pensáti;
forsa mò ve mutati — de quel ch’avete pensato. —
     Tragon fuor li ladroni — che sian suoi compagnoni:
— De spine se coroni! — ché rege s’è chiamato.
     — O figlio, figlio, figlio!— figlio, amoroso giglio,
figlio, chi dá consiglio — al cor mio angustiato?
     Figlio, occhi giocondi, — figlio, co non respondi?
figlio, perché t’ascondi — dal petto ove se’ lattato?

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     — Madonna, ecco la cruce, — che la gente l’aduce,
ove la vera luce — déi essere levato.
     — O croce, que farai? — el figlio mio torrai?
e que ci aponerai, — ché non ha en sé peccato?
     — Succurri, piena de doglia, — ché ’l tuo figliuol se spoglia;
e la gente par che voglia — che sia en croce chiavato.
     — Se glie tollete ’l vestire, — lassatemel vedire
come ’l crudel ferire — tutto l’ha ’nsanguinato.
     — Donna, la man gli è presa — e nella croce gli è stesa,
con un bollon gli è fesa, — tanto ci l’on ficcato!
     L’altra mano se prende, — nella croce se stende,
e lo dolor s’accende, — che piú è multiplicato.
     Donna, li piè se prenno — e chiavellanse al lenno,
onne iontura aprenno — tutto l’han desnodato.
     — Ed io comencio el corrotto: — Figliolo, mio deporto,
figlio, chi me t’ha morto, — figlio mio delicato?
     Meglio averíen fatto — che ’l cor m’avesser tratto,
che, nella croce tratto, — starce desciliato.
     — Mamma, o’ sei venuta? — mortal me dái feruta,
ché ’l tuo pianger me stuta, — ché ’l veggio sí afferrato.
     — Figlio, che m’agio anvito, — figlio, patre e marito,
figlio, chi t’ha ferito? — figlio, chi t’ha spogliato?
     — Mamma, perché te lagni? — voglio che tu remagni,
che serve i miei compagni — ch’al mondo agio acquistato.
     — Figlio, questo non dire, — voglio teco morire,
non me voglio partire, — fin che mò m’esce ’l fiato.
     Ch’una agiam sepultura, — figlio de mamma scura,
trovarse en affrantura — matre e figlio affogato.
     — Mamma col core affletto, — entro a le man te metto
de Ioanne, mio eletto; — sia il tuo figlio appellato.
     Ioanne, está mia mate — tollela en caritate,
aggine pietate — ca lo core ha forato.
     — Figlio, l’alma t’è uscita, — figlio de la smarrita,
figlio de la sparita, — figlio attossicato!
     Figlio bianco e vermiglio, — figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio? — figlio, pur m’hai lassato.

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     Figlio bianco e biondo, — figlio, volto iocondo,
figlio, perché t’ha el mondo, — figlio, cusí sprezato?
     Figlio, dolce e piacente, — figlio de la dolente,
figlio, batte la gente — malamente trattato!
     O Ioanne, figlio novello, — morto è lo tuo fratello,
sentito aggio ’l coltello — che fo profetizato.
     Che morto ha figlio e mate — de dura morte afferrate,
trovarse abracciate — mate e figlio abracciato1.


Note

  1. La soprascripta lauda pertinente a la Madonna è posta in questo loco per clausura de le precedente: el principio de le quali è pur da lei: e per uno separamento da le seguente laude trovate in diversi libri. Le due proxime erano in uno libro antiquo scripto de l’anno m.ccc.xxxvi. in la citá de Perugia: e non in altri libri maxime todini: et in la seconda si vede certi defecti [Nota del Bonaccorsi].