Le Istorie Trentine in compendio ristrette/Prefazione

Prefazione

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Epoca prima
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PREFAZIONE.


Pochi sono tra gli uomini quelli che la Istoria non amino. Vecchi, adulti, giovani di tutte le condizioni e d’ambi i sessi ne sono più che d’altro curiosi, e grandemente se ne dilettano. Coloro i quali narrar sanno avvenimenti del passato con chiarezza e con grazia si conciliano l’attenzione, la stima, e l’amore degli ascoltanti, e sono accarezzati; e con istanza pregati di fare qualche altro racconto. E se questi racconti versano intorno a fatti avveratisi nel proprio paese, il piacere che ognuno vi trova è ancora maggiore, perchè l’Istoria patria diletta e giova assai più che la straniera.

In onta però a queste naturali disposizioni a tutti comuni si apprende l’Istoria, e specialmente quella del paese natìo, pochi si trovano che ne sappiano tanto da poter istruirne altrui con mutua compiacenza. Ed è anzi l’ignoranza delle Istorie, e delle patrie in particolare, in molti luoghi così universale, che fin persone che si dovrebbero credere colte, allorchè il discorso cade su le vicende alle quali il proprio paese andò soggetto, o su gli [p. 4 modifica]uomini di merito che lo illustravano, quest’ignoranza fanno manifesta in modo, che pel poco che altri ne sappia dee arrossire di vergogna per essi.

Una delle cause, e forse la principale, di ciò è la mancanza di compiute patrie Istorie, mancanza di cui pochi sono i paesi che non abbiano a lagnarsi. Un’altra è che coloro i quali ne scrissero si diedero cura di stendere le scritture loro in maniera che piacer potessero ai dotti, e fossero da questi applaudite, e di piacere e giovare al popolo e alla gioventù non si diedero pensiero. Sceltezza ne’ termini di lingua nobile, frasi ricercate, elocuzione forbita, artificiosi periodi, erudite citazioni, indagini critiche non sempre bisognevoli, calde confutazioni, queste sono per essi, e per li pochi che possono intendere e trovarvi piacere, le vere delizie dell’Istoria, e gli ornamenti senza de’ quali a parere di molti non meriterebbe neppure d’Istoria il nome. Il frutto poi conviene studiarsi di cavarlo dai frizzi e dai sali, dalle sentenze profondamente politiche, e dalle osservazioni filosofiche ancora più profonde. Ora questa sorta di libri non sono intesi nè dalla gioventù nè dal popolo, cui per intendere mancano le necessarie precognizioni. E poichè quello che non s’intende non si legge, la gente si trova suo malgrado condannata a vivere nell’ignoranza di ciò che più le piacerebbe e gioverebbe sapere; e col dir gente intento significare tutta la popolazione di un paese.

In questa spiacevole affliggente condizione ci troviamo anche noi abitatori del Trentino. Pochi, [p. 5 modifica]fin tra quelli che in altro si acquistarono molte cognizioni, danno prove di essere nella patria Istoria fondatamente istruiti; la nostra gioventù, anche la studiosa, la ignora del tutto: il popolo o niente ne sa, o tiene per vere ed esatte le tradizioni manche, e confuse e guaste dalle favole. E noi non difettiamo già di libri Istorici, chè molte sono le opere da valenti uomini intorno le trentine Istorie pubblicate. Ma i più scrissero in particolare, cioè o solo de’ tempi antichi, o di quelli dell’età di mezzo, o delle cose puramente civili, o soltanto delle ecclesiastiche, o di alcune famiglie illustri, o di una sola valle, o d’una sola città: e quelli che professarono di scrivere di tutto il Trentino, e dar ce ne vollero le più importanti memorie, o ce le offrirono povere di notizie utili, ed imperfette, o tali che pochi, per le sopra addotte ragioni le possono leggere con piacere e profitto. Ed è poi grande e deplorabile sventura nostra che alcuni scritti, sì di nostri che di stranieri, servirono più presto a mettere nella nostra Istoria confusione e incertezza, che a dilucidare i fatti, e a fare manifesta la indubitata verità.

Finchè non sorgeranno di questi animosi che abbiano tanto di coraggio da anteporre l’altrui profitto, il profitto generale, alla propria gloria, o diciam meglio vanità, chè gloria vera uom si procaccia solo coll’esser utile ai molti, non si vedrà in nessun luogo la gente istruita della sua Istoria. Allora solo si leggerà, e si verrà in cognizione di quella d’una città capitale e della sua provincia quando uno, o [p. 6 modifica]più, amanti della loro patria e del vero, dopo avere con diligenza raccolte le più accertate ed importanti notizie intorno a ciò che può tornar utile sapere, si daranno la pena di restringer quelle notizie in un compendio scritto con proporzione e misura, nè troppo breve in alcune cose, nè troppo diffuso in altre, usando vocaboli bensì proprii ma comuni, astenendosi dalle figure come dalle frasi che per essere intese richieggono in chi legge coltura, e spiegando certe voci ed espressioni delle quali non potrassi fare a meno di non valersi talvolta.

Il popolo per la sua condizione che non offre mezzi per coltivarsi è ignorante, ignoranti sono i giovanetti negli anni primi di studio, sono tutti quali erano in età giovanile coloro che per lungo studiare si fecero dotti e scienziati. Chi vuol essere bene compreso dalla gioventù, e da quelli che diciam popolo, cioè da tutti i non letterati, dee pensare agli anni dell’ignoranza sua propria, ed adattarsi alla condizione di quelli che vuole istruire, al grado di sviluppo del loro intendimento, alla cognizione che aver possono della lingua, senza però avvilirsi usando voci e maniere di dire triviali. Un libro dettato con queste avvertenze, specialmente se istorico, troverà certamente lettori fra ogni classe di persone, tra villici ed artigiani, fra la studente curiosa gioventù, e tra gli stessi dotti amanti della semplicità, e della naturalezza che non affaticano la mente.

Io mi sono studiato con tutto lo sforzo del mio [p. 7 modifica]qualunque siasi potere di ristringere le trentine Istorie in un Compendio quale sono persuaso che solo possa valere ad istruirne il nostro popolo, cioè tutta la gente di alta e bassa condizione, e la studente nostra gioventù. Scrivo per il popolo, perché so ch’esso ama di conoscere la patria Istoria, e vi trova diletto; scrivo per lo popolo perché la cognizione dell’Istoria patria promuove in esso quella coltura ch’è onorifica ed utile al generale, ed accende o ravviva l’amore del natio paese, senza il quale un popolo è nulla. Scrivo per la studiosa gioventù principiante, e valgomi di stile facile e piano, perché mio intendimento e desiderio è solo che i nostri giovani tutti possano intender bene ogni cosa, e intendendo prender amore all’Istoria della patria loro, e questa patria amare per la cognizione degli avvenimenti che le furono di scapito, ovvero di utilità e di gloria.

I nostri giovani ingegnosi e valenti dopo aver letto e riletto il compendio che loro presento, saranno certo vogliosi di legger anco le nostre opere istoriche (delle quali con questo intendimento, e per tributare la debita lode agli Scrittori, farò per entro alla mia scrittura menzione) e tal lettura gl’istruirà a sufficienza di tutto quello che il paese nostro quanto a Storia riguarda. Qual piacere per essi il potere, fatti adulti, parlare con cognizione piena ai loro figli o nipoti, al popolo nostro, agli stranieri, di ciò che ne’ tempi andati avvenne di notabile fra questi monti, di ciò che di lodevole operarono i nostri Maggiori? E qual onore per quelli [p. 8 modifica]tra loro, e ve ne sarà, che si accingeranno a far raccolta de’ necessarii materiali, e dopo averli giudiziosamente ordinati, e chiaramente esposti, faran dono all’amata Patria di una sua Istoria vera, e compiuta!

Avverto i Lettori che questa che offro loro compendiata è tolta per intero o da libri stampati, o da manoscritti e documenti non ancora pubblicati. Tuttavia, sebbene chi scrive un compendio sia disobbligato dal fare citazioni, io mi terrò in obbligo di riferirmi alle autorità di accreditati Scrittori, e di metterle in chiaro con ragionamenti quando si tratterà di fatti non ancora bene avverati e pur molto importanti, come lecito mi farò di mostrare la falsità di alcune adottate opinioni, e la fallacia di arbitrarie interpretazioni, opponendo a queste e a quelle i dettati del comune buon senso, e leggi di sana critica, od inconcusse prove di fatto.

Per tenere nella narrazione buon ordine, ed essere di ajuto alla memoria de’ Leggitori, divido questa Istoria in Epoche e Periodi. Epoca è il tempo nel quale si compì un avvenimento di grande importanza che produsse in un paese notabili cangiamenti. Periodo è il seguito de’ fatti che occorsero tra un’Epoca passata, ed un'altra che viene dopo quella.

Le memorie de’ primitivi tempi sono per noi, come per ogni altro popolo, tranne l’ebraico, assai scarse e confuse. Eppur è di molta soddisfazione, e di grande utilità poter con certezza conoscere del proprio la vera origine. Di questa i nostri Scrittori [p. 9 modifica]o non parlarono punto, o parlarono in maniera da lasciar tutto in una confusione che si fa increscevole come causa di strani e contrarii pareri. Io mi credo in debito di procurar di mettere i Lettori intorno a ciò in chiara cognizione, perché piacer dee ad ognuno uscir di dubbiezze, e perché, conosciuta l’origine vera di una gente, facil riesce il formar questi giudizii intorno a quello che d’essa narra l’Istoria. A conseguire un tal fine dovrò far uso di quanto mi insegnano le antiche memorie spettanti all’Europa, e sopra i dati certi che queste ci offrono ragionare. Prego per ciò i saggi Lettori che amano vedere chiaro per non restare più oltre dubbiosi, di sospendere il loro giudizio fino che avranno letto attentamente e per intero l’epoca prima, e il primo periodo. Superata, non però senza qualche piacere, la prima inevitabile difficoltà, il seguito della narrazione scorrerà facile e piano, e ardisco dir anche tale da poter venire gradito ad ogni discreto Trentino.