Laude (1910)/Laude/Lauda LXXXXVII
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Queste cinque laude proxime sequente erano nel libro todino in fine.
Amaestramento al peccatore che se uole reconciliare con Dio. .lxxxxvij.
O Peccator dolente, che a Dio uuol retornare,
questa lauda t’ensegna quello che déi fare.
Tu déi esser pentuto de tutto el tuo peccato,
et déilo confessare col core humiliato,4
et far la penitenza, sì como t’è comandato,
et, poi che l’ài lassato, nol déi mai repigliare.
Tu déi ben perdonare a chi t’à facto offensanza
col core et con la bocca senza niuna fallanza;8
et se tu hai altri offeso, déi cheder perdonanza
acciò che Iesù Christo ti degga perdonare.
Se tu hai de l’altrui, rendelo interamente
quanto puoi più cetto, non lo nduciar niente;12
et non ti confidare né in figlio né in parente,
perché hanno costumanza del troppo retardare.
Tu déi recessare omne ria compagnìa,
perciò che fa cadere molto cetto in follìa;16
et costumar con buoni che ti don buona uia,
per la qual tu possi l’alma tua saluare.
La bocca déi hauer chiusa et la lengua affrenata,
& non li trar lo freno, se non poche fiata;20
et sempre sie sollicito tenerla ben guardata,
perciò che ha costumanza de molto morsecare.
Chi la sua bocca ha aperta & la lengua tagliente,
molto legiermente deuenta maldicente;24
& omne ben che fai pocho ti uale o niente,
ché la tua mala lengua tutto te l fa furare.
Al tuo corpo misero non déi aconsentire,
perciò che sempre uole manecare & dormire,28
& non cura niente giamai a Dio seruire,
en ioco & in solazo sempremai uorrìa stare.
Fallo leuar per tempo senza nulla pigrezza,
& mettilo in faticha che non li sia ageuolezza,32
& uallo recessando d’omne carnal uaghezza;
se questo non li fai, te farà tralipare.
Falli fare abstinenza, che non sia più goloso;
portar li panni aspri, che non sia più gioioso;36
& operare buone opere, che non stia più otioso,
&, perché è mal seruo, délo disciplinare.
Tu déi stare affissato, non déi gir molto atorno,
ché nuoce de uedere le uanità del monno;40
non portar gli occhi in alto, ma portali in profonno,
perciò che son ladroni de l’anima predare.
Quello che l’occhio uede sì lo reporta al cuore,
el falo repensare de lo carnale amore,44
et, poi che ci à pensato, sì retroua el pegiore,
et perciò è buona cosa sempre l’occhio guardare.
Tu déi guardar l’orecchie da li mali udimenti,
et retener le mano dai uillan toccamenti,48
et déi esser ben composto nelli tuoi portamenti,
sì che onne hom che ti uede si possa edificare.
Tu déi stare all’offitio molto deuotamente,
et de omne aduersitate déi essere patiente;52
ad qualunche te domanda, rispondi humilmente
et onne intenza inutile, quanto puoi, recessare.
Non déi essere schifo, né molto desdegnoso,
sì com’è lo zitello che è superbo & lagnoso;56
le mano déi auer larghe et lo core pietoso,
et omne cosa che dài, molto uolontier dare.
Le parole de Dio uolontier déi udire,
et alli tuoi prelati humilmente ubidire,60
et li sancti sacerdoti in reuerentia hauere,
perciò che son pastori per l’anime saluare.
Et ciascuno in suo luoco déi portare in amore,
et conseruare pace sempre nel tuo core,64
et omne altra persona déi credere tuo migliore,
en tutti li tuoi facti te déi humiliare.
L’umilitate è quella che fa essere amato,
et da Dio et dal mondo essere exaltato,68
et lo tuo core sempre te fa hauer consolato,
perciò la humilitate molto la deui amare.
Tu deui lo tuo core conseruare en necteza,
non li lassar pensare nulla laida laideza,72
acciò che possi fare più degna peniteza
en nullo male amore te deui delectare.
La tua confessione déi far molto spesso,
et li tuoi offendimenti déi dicere tu stesso,76
acciò che Christo Dio sempre ti stia dapresso,
de li suoi benefitii lo déi regratiare.
Tu te déi sforzare de gire sempre inanti,
et non tornare endrieto sì como fon li granchi,80
acciò che tu aggi la corona de li sancti;
nel ben ch’ài cominciato deui perseuerare.