Laude (1910)/Laude/Lauda LXXX

LXXX. De l’amore diuino destincto in tre stati

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LXXX. De l’amore diuino destincto in tre stati
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De l’amore diuino destincto in tre stati.          .lxxx.


     SApete uoi nouelle de l’amore
     che m’à rapito & absorbito el core,
     et tiemme empregionato en suo dolzore,
     et famme morire en amor penato?4

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De l’amore che hai demandato,
     molti amori trouamo en esto stato,
     se tu non ne declar del tuo amato,
     responder noi non te ce saperimo.8
L’amor ch’io ademando sì è l primo,
     unico, eterno et sta sublimo;
     non par che l conoscati, como stimo,
     da ch’en plurale hauete la ntendenza.12
Questo responder già non è fallenza;
     de lo tuo amor non hauem conoscenza,
     se non t’encresce a dicerne sua ualenza,
     delectane l’andito d’ascoltare.16
L’amor ch’io ademando è singulare;
     cielo & terra empie col suo amare,
     en cosa brutta non pò demorare,
     tanto è purissimo.20
L’amor ch’io demando è humilissimo,
     el cor, ó se reposa, fa l ditissimo,1
     humilia l’affecto superbissimo
     per sua bontade.24
Enfondeme nel cor fedelitade,
     famme guardar da le cose uetate,
     le cose concedute & ordenate
     fammele usar con temperanza.28
Diuide da la terra mia speranza,
     conducelame en ciel la uicinanza,
     famme citadin per longa usanza
     de la gran citade.32
Loco sì son le cose ordinate,
     la scola se cce tien de caritate,
     tutte le gente de quelle contrate
     ciascuno en amore è conuentato.36
Distinguese l’amore en terzo stato;
     bono, meglio, sommo sublimato;
     lo sommo sì uole essere amato
     senza compagnìa.40
Parlar de tal amor faccio follìa,
     diota me conosco en theologìa,
     l’amor me constregne en sua pazìa
     et famme bannire.44
Prorompe l’abundanza en uoler dire,
     modo non gli trouo a proferire,
     la uerità m’empone lo tacere,
     che non lo so fare.48

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L’abundanza non se pò occultare,
     loco sì se forma el iubilare,
     prorompe en canto che è sibilare,
     che uidde Helya.52
Partàmone ormai da questa uia,
     a le doi distinction che so emprìa,
     et loco sì figam la dicerìa
     che si conuene.56
Sempre lo meglio sta sopra lo bene;
     se tu non ami el proximo co tene
     et te non ami como si conuene,
     tu, cieco, el cieco meni a tralipare.60
Emprima t’è opo con Dio ordinare,
     et da lui prender regola d’amare,
     amor saggio et forte en adurare
     et mai non smaglia.64
Fame, sete & morte nol trauaglia,
     sempre lo troui forte a la battaglia,
     a patir pena & onne ria trauaglia
     et star quiito.68
Lo corpo sì ha reducto al suo seruito,
     li sensi regolati ad obedito,
     gli excessi sottoposti so a punito
     et a ragione.72
Tutta sta quieta la magione,
     gli officia distincte per ragione;
     se nulla ce nascesse questione,
     ston al iudicio.76
Lo indice che sede al malefitio
     ser conscio è uocato per offitio,
     non perdona mai per pregaritio
     né per timore.80
Non perdona al grande né al minore,
     nulla cosa occulta gli sta en core,
     tutta la corte uiue con tremore
     ad obedenza.84
Poi che l’alma uiue a conscienza,
     contien amar lo proximo en piacenza,
     amor uerace par senza fallenza
     de caritate.88
Transfórmate l’amor en ueritate
     nelle persone che son tribulate,
     et, compatendo, magior pena pate
     che l penato.92

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Quel per alcun tempo ha reposato,
     lo compatente ce sta cruciato,
     nocte & giorno con lui tormentato,
     et mai non posa.96
Non pò l’om sapere questa cosa
     se non la caritate chi l’à enfusa,
     como nel penato sta retrusa
     a parturire.100
Partàmone ormai dal nostro dire,
     et retornimo a Christo nostro sire,
     che ne perdoni lo nostro fallire
     et dìene pace.104
Lo uostro dicto, frate, sì ne piace,
     però che uostro dicer è uerace;
     de sequir noi tal uia sì n’aiace,
     che ne saluimo.                Amen.108


Note

  1. [p. 196 modifica]fa l ditissimo: altroue era doctissimo, altroue saldedissimo senza fa l, & altroue solidissimo.