Lasciai le rive del bellissim'Arno

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Lasciai le rive del bellissim’Arno Intestazione 21 gennaio 2024 75% Da definire

Se mai co' cervi, o pur coll'aure a prova Seguitando il tenor de' pensier miei
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni morali di Gabriello Chiabrera


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XLIII

AL SIG. JACOPO CICOGNINI

Sospira la quiete fuor della Corte Romana.

Lasciai le rive del bellissim’Arno,
     Rive da me fuor di misura amate,
     Bramoso di veder l’onde sacrate
     Dell’almo Tebro, ed or le veggio indarno;
5Non perchè Roma dentro se non chiuda
     Ingegni illustri, ed in virtù supremi;
     O perchè nieghi avaramente i premi
     A chi per via d’onor travaglia e suda:
Perciò non già; fora parlare invano,
     10Negar del Vatican gl’incliti pregi,
     Se lo cosparge d’ornamenti egregi
     L’alta bontà del sacrosanto Urbano.
Tutto ciò, che d’ulivo, e che d’alloro
     Fa che fronte gentil quaggiù s’adorni,
     15Chiaro vi splende, e se ne vanno i giorni
     In guisa tal, che hanno a chiamarsi d’oro.
Io fui de’ lusinghier sempre nemico:
     Non sorga, o Cicognin, chi mi condanni,
     Fra’ sette colli d’ôr si volgon gli anni;
     20D’ôr, ma d’oro contrario all’oro antico.
Allor d’oltraggi la stagion sicura
     Di riposo accendea tutti i desiri,
     Ne v’ebbe folle cor, che con martíri
     Amasse di comprar lieta ventura
25Oggidì che diremo? Alma contenta
     Rimirarsi non sa d’ozio gentile;
     Anzi il valore e la virtute è vile,
     Se con lungo sudor non ci tormenta.
Con pensieri inquïeti a sè nemici,
     30Ciascun di ceppi qui diviene amante,
     Che l’alme in val del Tebro han per costante
     Farsi con lucid’ostro i guai felici.
O rive d’Arno, o Fiesolane piagge,
     Ove un Sole Oriente oggi risplende1;
     35Deh chi di me pietoso a voi mi rende,
     Ed a questi tumulti, ahi! mi sottragge?
Io solitario, e fin dagli anni acerbi
     Uso alle selve, odio palagi alteri,
     Nè soffro onda di Duci in su’ destrieri,
     40E grandi in toga gareggiar superbi.
Però bramo oggimai giunto all’Occaso
     Pur boschi, ma d’allôr cinto le chiome,
     Ed ivi alzar di Ferdinando il nome,
     Destinato Signor del mio Parnaso.

Note

  1. Allude a Ferdinando II, che regnava in età minore sotto la tutela della madre e dell’avola.