Alberto Zamboni

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In merito allo studio sui suffissi nominali nei dialetti ladini centrali, di Johanna Kovács
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Alberto Zamboni - In merito allo studio sui suffissi nominali nei dialetti ladini centrali, di Johanna Kovács

In apertura di questo numero abbiamo il piacere di anticipare la presentazione di Alberto Zamboni, professore ordinario di Glottologia presso l’Università di Padova, della prima edizione italiana di «A névszóképzök a középladin nyelvjárásokban«. Si tratta della tesi di laurea discussa da Johanna Kovács presso la Péter Pázmány Tudományegyetem di Budapest nell’anno 1934, sotto la guida del linguista Carlo Tagliavini; tradotta dall’ungherese da Danilo Gheno, professore titolare di filologia ugrofinnica e affidatario di lingua e letteratura ungherese presso l’Università di Padova e curata dal dialettologo Enzo Croatto, l’opera è in corso di stampa da parte dell’Istituto Ladin de la Dolomites. Rimettere in circolazione un saggio scientifico vecchio ormai di 73 anni può sembrare - nel panorama corrente di veloce sviluppo, che ha interessato ed interessa profondamente anche gli studi linguistici - un’operazione ai limiti del mero recupero archeologico.

Il caso di questo saggio, tuttavia, presenta varie ragioni a favore della scelta operata con sensibile lungimiranza dall’Istituto Ladin de la Dolomites di Borca di Cadore e dal suo direttore, il dott. Ernesto Majoni.

Non ci sono intanto, neppure a tutt’oggi, come nota con dovizia di riferimenti Enzo Croatto nella sua Prefazione alla ricerca di Giovanna Kovács sui suffissi nominali nei dialetti ladini centrali, molti lavori di morfologia delle varietà ladine, e in particolare di morfologia lessicale, quella cioè che nelle tradizionali grammatiche storiche occupa il capitolo intitolato «Formazione delle parole»: e già questo costituisce una lacuna non secondaria, nell’ottica specialmente delle notevoli acquisizioni sui rapporti tra morfologia e sintassi che il dibattito teorico ha sviluppato negli ultimi decenni e che hanno trovato nelle varietà romanze un ottimo banco di prova.

Pur tenendo conto dunque che la metodologia scientifica di quest’opera non è più - necessariamente - aggiornata, essa si raccomanda ancora tuttavia come un’ampia ed attenta ricognizione descrittiva delle formazioni nominali nel ladino centrale, sia atesino che cadorino. Non banalmente, va sottolineato che è rimasta finora sostanzialmente ai margini della fruizione degli studiosi e del pubblico interessato, a causa della sua redazione in una lingua assai poco accessibile come l’ungherese. Come ampiamente riferisce infatti Enzo Croatto nella succitata prefazione, essa fa parte d’una serie di lavori di romanistica che l’ancor giovanissimo Carlo Tagliavini (nato nel 1903) diresse negli anni del suo magistero di linguistica romanza a Budapest, tra il 1929 e il 1935, subito prima del suo rientro in Italia e del suo approdo a Padova, dove oltre quarant’anni dopo avrebbe concluso la sua carriera: e benché sia lui che altri studiosi e studenti abbiano potuto approfittare del lavoro della Kovács per la cospicua ricerca ladinistica alla quale egli stesso, poi seguito da Giovan Battista Pellegrini, improntò il suo magistero patavino, il lavoro restò com’era, non tradotto e accessibile con difficoltà a chi non conoscesse l’ungherese.

Tanto maggiore è quindi il merito dell’Istituto nell’averlo voluto riscattare Alberto Zamboni

In merito allo studio sui suffissi nominali nei dialetti ladini centrali, di Johanna Kovács Sezion 1 • Articole Scientifiche 9 dalla sua emarginazione, considerando tra l’altro anche qualche altro precedente linguisticamente meno problematico a suo tempo recuperato, come la tesi di laurea (ancora tagliaviniana!) di Giorgio De Leidi sullo stesso argomento (i suffissi, compresi stavolta anche quelli verbali), dedicata invece al friulano nel pur lontano 1945-1946 e data alle stampe ad Udine nel 1984 per benemerita cura della Società Filologica Friulana.

Stesse condizioni e prospettive, stesse soluzioni quindi, sia pur sfalsate nel tempo. È così che a un certo punto il giovane Istituto Ladin ha individuato quest’opportunità, dando incarico all’ugrofinnista padovano Danilo Gheno d’approntare la traduzione del testo della Kovács al quale Enzo Croatto - che in tanti anni d’attività sul territorio cadorino e dintorni ha acquisito un’impareggiabile competenza delle parlate storiche locali - ha aggiunto un denso apparato di note, aggiunte e correzioni, necessarie ad un aggiornamento basico del lavoro e ad una corretta fruibilità da parte del pubblico degli studiosi, degli studenti, degli amatori, degli appassionati. Il testo della Kovács è dunque rimasto com’era, con la propria introduzione, la propria bibliografia, il proprio sistema di trascrizione, di sigle e di riferimenti, integrati puntualmente dalla già citata prefazione e dalle note di Croatto, indispensabili ad ovviare ai più vistosi limiti d’età dell’opera ed anche a varie imprecisioni e fraintendimenti che qua e là la costellano: un buon compromesso si deve dire, che salva l’unitarietà e la coerenza del testo, al tempo stesso integrandolo ed aggiornandolo senza costosi e discutibili rifacimenti. Mi pare doveroso infine sottolineare come quest’edizione, alla quale ho l’onore e il piacere di premettere queste poche righe, costituisca anche un vero e meritevole riconoscimento alla tradizione scientifica patavina, in primis nella persona di Carlo Tagliavini, ma poi anche in quella del suo continuatore Giovan Battista Pellegrini e di tutti coloro che, come me, ne hanno in vario modo seguito le orme: e particolarmente significativo mi sembra, in questo senso, il patrocinio concessole dall’Università di Padova attraverso il Dipartimento di discipline linguistiche, comunicative e dello spettacolo, erede dell’Istituto di Glottologia e Fonetica che per tanti anni s’è identificato nella figura e nell’opera scientifica di Tagliavini. Sezion 1 • Articole Scientifiche