La vedova scaltra/Lettera di dedica
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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR
NICCOLÒ BALBI
FU DI S. E. TOMMASO
NOBILE PATRIZIO VENETO1.
Ma tra i moltissimi debiti contratti da me colla generosa bontà di V. E., la quale nel lungo corso di circa sedici anni, dacché ho fatto il prezioso acquisto del di Lei stimatissimo patrocinio, non mi ha giammai mancato o di consiglio, o di assistenza, di favore, secondo le mie varie occorrenze, principalmente rimarcar dovendo a singolar benefizio la servitù, che per grazia vostra ebbi l’onor d’incontrare con molti de’ vostri degnissimi Amici, Soggetti tutti pari a Voi, non men nell’illustre Patrizio carattere, che nella virtù e nel merito: penso che malamente avrei corrisposto a sì gran benefizio, defraudando di una pubblica testimonianza di rispetto e di riconoscimento quei medesimi benefici Protettori e Padroni, che mi ha procurati l’amorosissimo vostro favore.
Eccomi pertanto ridotto dalla forza delle stesse vostre beneficenze alla necessità di umiliarvi una delle mie Commedie soltanto. Questa è quella povera SCALTRA VEDOVA, che sin dalla sua prima comparsa sulle Venete Scene ebbe la fortuna d’incontrare la protezion Vostra, col mezzo, cred’io, certamente della sua pura innocenza, giacchè accostumata ne’ supremi giudiciarj consessi della Repubblica la mente e l’animo vostro a’ giusti e retti giudizj e alla tutela degl’innocenti, egualmente che al gastigo de rei, non avete potuto non favorevolmente accogliere la causa di questa povera perseguitata Vedova.
E ben Voi siete poi tale, e per la distinta condizion de’ talenti, e per la cultura di tutte le buone Lettere, e per isquisitezza di gusto nelle cose Poetiche, da perfettamente conoscere il merito d’ogni fatta di Composizioni, e da formarne irreprensibil giudizio; cosicché ricorrendo essa povera Vedova nuovamente all’ombra del favor vostro, può promettersi ogni maggior sicurezza anche nel mettersi in pubblica vista col mezzo de’ torchi. Ne la nobiltà antichissima del vostro Casato, che ha dati tanti ottimi Senatori alla Patria, può non accrescerle gran confidenza: mentre si sa che l’autorità de’ Padroni conciliar suole universalmente rispetto, anche per chi gode l’onore della lor dipendenza.
Fate dunque, ECCELLENTISS. SIGNORE, a questa mia XIII. Commedia2 quel buon volto che solete far sempre con tanta benignità al di lei Autore, e vi so dire, che rallegrandosi tutta di così buona fortuna, comparirà Ella più brillante e avvenente agli occhi del Mondo, il che aggiugnerà nuova partita all’infinito numero di quelle obbligazioni, che mi faran essere perpetuamente con distintissimo profondo ossequio
Di V. E.
Umiliss. Divotiss. e Obbligatiss. Serv. Carlo Goldoni. |
- ↑ Nell’ed. Bettinelli (t. I), dove nel 1730 fu stampata la prima volta questa lettera, si legge: A Sua Eccellenza Il Signor Niccolò Balbi fu de s. Tommaso l’Autore. - Eccellenza.
- ↑ Così nella ed. Pasquali che ricopiò, senza correggere, l’ed. Paperini. Nell’ed. Bettinelli è stampato: quarta Commedia.