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soltanto. Questa è quella povera SCALTRA VEDOVA, che sin dalla sua prima comparsa sulle Venete Scene ebbe la fortuna d’incontrare la protezion Vostra, col mezzo, cred’io, certamente della sua pura innocenza, giacchè accostumata ne’ supremi giudiciarj consessi della Repubblica la mente e l’animo vostro a’ giusti e retti giudizj e alla tutela degl’innocenti, egualmente che al gastigo de rei, non avete potuto non favorevolmente accogliere la causa di questa povera perseguitata Vedova.
E ben Voi siete poi tale, e per la distinta condizion de’ talenti, e per la cultura di tutte le buone Lettere, e per isquisitezza di gusto nelle cose Poetiche, da perfettamente conoscere il merito d’ogni fatta di Composizioni, e da formarne irreprensibil giudizio; cosicché ricorrendo essa povera Vedova nuovamente all’ombra del favor vostro, può promettersi ogni maggior sicurezza anche nel mettersi in pubblica vista col mezzo de’ torchi. Ne la nobiltà antichissima del vostro Casato, che ha dati tanti ottimi Senatori alla Patria, può non accrescerle gran confidenza: mentre si sa che l’autorità de’ Padroni conciliar suole universalmente rispetto, anche per chi gode l’onore della lor dipendenza.
Fate dunque, ECCELLENTISS. SIGNORE, a questa mia XIII. Commedia1 quel buon volto che solete far sempre con tanta benignità al di lei Autore, e vi so dire, che rallegrandosi tutta di così buona fortuna, comparirà Ella più brillante e avvenente agli occhi del Mondo, il che aggiugnerà nuova partita all’infinito numero di quelle obbligazioni, che mi faran essere perpetuamente con distintissimo profondo ossequio
Di V. E.
Umiliss. Divotiss. e Obbligatiss. Serv. Carlo Goldoni. |
- ↑ Così nella ed. Pasquali che ricopiò, senza correggere, l’ed. Paperini. Nell’ed. Bettinelli è stampato: quarta Commedia.